Settembre 2023, Anno XV, n. 9
Epsy Campbell Barr
Vice Presidente e Oltre
“Diventare la prima Vice Presidente di discendenza africana non è stato importante solo per me, è stata l’occasione, per milioni di donne, di constatare che possono ambire, e raggiungere tutte le posizioni di potere alle quali aspirano.”
Telos: 8 Maggio 2018. È stata la prima Afro-Costaricana a diventare Vice Presidente della Costa Rica. Una vera pietra miliare. Cosa ha provato in quell’occasione?
Epsy Campbell Barr: La ringrazio molto per questa intervista e per la possibilità di condividere alcune riflessioni politiche sulle sfide che ho dovuto affrontare nel mio percorso di leadership.
La prima cosa che voglio dire è che per me è stata un’opportunità storica diventare Vice Presidente del mio Paese, la Costa Rica, ed una grande responsabilità. Oltre al fatto di essere una donna di discendenza africana, è un grande onore servire il Paese nel quale sono nata, così come contribuire al sogno di inclusione, di giustizia, di non-discriminazione e di democrazia per tutti i costaricani.
Dall’altro lato, provengo da una lunga esperienza di lotta per i diritti delle persone di discendenza africana. Diventare la prima Vice Presidente di discendenza africana non è stato importante solo per me, è stata l’occasione, per milioni di donne, di constatare che possono ambire e raggiungere tutte le posizioni di potere alle quali aspirano.
È un passo, ovviamente, di un percorso storico che inizia ad abbattere le barriere strutturali alla partecipazione politica delle donne di discendenza africana, ed anche parte di un movimento allargato di donne che combattono per l’inclusione e la partecipazione politica.
E in quest’ottica, voglio concludere questo pensiero celebrando il fatto che oggi la Colombia ha, come Vice Presidente, una straordinaria e fortissima donna di discendenza africana, Francia Márquez.
Attraverso questo programma politico che vede l’inclusione per tutti, non soltanto per le persone di discendenza africana, la democrazia e la pace, con mia grande gioia posso constatare come si stiano aprendo le porte a tante donne di discendenza africana che iniziano ad occupare posizioni di potere.
Cosa significa la politica per Lei?
La politica per me significa servizio e la possibilità di cambiare ciò che deve essere cambiato.
Fare politica significa che dobbiamo usare il potere per il bene della gente, soprattutto per chi ha bisogno di aiuto, per coloro che hanno, storicamente, visto negati i propri diritti.
Tutto ciò significa che dobbiamo comprendere che Governo e Stato devono essere pensati attraverso un senso di comunità, come lavoro per la collettività, non per il singolo individuo. Politica vuol dire comprendere che il potere non è un dono personale, ma è una responsabilità che abbiamo verso gli altri, e, voglio sottolineare ancora, soprattutto per coloro che sono esclusi.
Se comprendiamo tutto ciò, e che questo non è solo un punto di vista isolato, la politica sarà lavorare insieme, gli uni con gli altri. Per me significa anche impegnarsi per il benessere delle persone, ed è per questo che promuovo la partecipazione delle donne in ogni contesto: perché penso che abbiamo una percezione diversa di cosa significhi la funzione pubblica, cosa significhi prenderci cura. E la politica significa anche prendersi cura della gente.
Sono una femminista, un'afro-femminista, e lavoro molto per l’inclusione delle donne di ogni identità, non soltanto nel mio Paese ma in tutto il Continente e nel mondo.
Ovviamente, questa non è una conquista della quale posso fregiarmi, ma è piuttosto il risultato dell’impegno di tante donne di discendenza africana, che dalla diaspora, lottano per i propri diritti. Dobbiamo esserne consapevoli.
È una grande responsabilità indirizzare e sostenere le donne di discendenza africana che fanno politica e che occupano posizioni di potere, in tutti i settori. A tal proposito, voglio raccontarvi che nell’ultimo mese ho promosso la formazione della prima coalizione globale di donne di discendenza africana impegnate in politica, perché la condivisione delle nostre esperienze è essenziale.
Lei è Presidente del Forum Permanente delle Nazioni Unite per le Persone di Discendenza Africana, recentemente istituito. Cosa comporta questo incarico?
Il Forum Permanente delle Nazioni Unite per le Persone di Discendenza Africana è, come Lei ha detto, un nuovo spazio. Essere membro di questo nuovo organismo dà a me e a tutti noi membri una grande responsabilità. Anche essere il primo Presidente di questo Forum significa molto. È un risultato straordinario nella lotta per il riconoscimento delle persone di discendenza africana, e uno strumento fondamentale di giustizia riparativa. Abbiamo dovuto intraprendere un lungo percorso per ottenere questo spazio, ed è anche il risultato del mio lavoro come Vice Presidente della Costa Rica, poiché è stata anche la rappresentanza del mio Paese all’ONU, con l’Ambasciatore Rodrigo Alberto Carazo, che adesso è membro del Consiglio ONU per i diritti umani, e con la partecipazione e la leadership dell’Ambasciatore del Ciad, ad aver promosso il processo di approvazione del Forum permanente.
Quando utilizziamo il potere per abbattere le barriere storiche, onoriamo gli sforzi delle tante persone che ci hanno preceduto.
È un organismo che ha, tra le sue varie attività, quella di contribuire alla prima Dichiarazione dei Diritti Umani delle Persone di Discendenza Africana.
Si sono svolte già due sessioni, una a Ginevra e l’altra a New York, alle quali hanno partecipato diverse organizzazioni della società civile. Abbiamo discusso a lungo, uno dei temi principali è stato quello di intraprendere azioni concrete per la giustizia riparativa; per porre fine, come risultato globale, al razzismo sistemico contro le persone nere di origine africana. Ed anche chiedere a gran voce l’istituzione del secondo Decennio ONU delle persone di discendenza africana: come sa, siamo alla fine del primo che dovrebbe concludersi il 31 dicembre 2024. Perché la realtà è che non abbiamo raggiunto i risultati necessari per la dignità delle persone, e per questo sono convintissima del fatto che dobbiamo continuare a lavorare. Per questo motivo, una delle proposte della seconda sessione è stata quella di promuovere, presso l’Assemblea Generale ONU, la proclamazione del secondo Decennio.
Inoltre, non posso esimermi dal dire che il profilo e l’esperienza di ciascuno dei dieci membri del Forum permanente è notevole: lavoriamo insieme per portare avanti i nostri obiettivi di giustizia e inclusione.
Nel 2018, la Costa Rica era al primo posto nel Global Retirement Index, e nel 2022 al secondo. Sempre tra i primi. Molti italiani vi si sono già trasferiti. Quali sono le ragioni di questa scelta?
La prima cosa che mi viene in mente è la sensibilità delle persone della Costa Rica. Siamo persone cordiali e questo fa parte della nostra identità nazionale. La seconda è che siamo un Paese sicuro, un posto dove ti puoi muovere facilmente. Le persone qui sono molto diverse dalla maggior parte dei Paesi dell’America Latina. Noi abbiamo un ‘Governo del benessere’ che dà alle persone la possibilità di godere di diritti sociali, economici e politici. E questo significa stabilità. E quando le persone vanno in pensione, ricercano la stabilità. Ma, ovviamente, anche la bellezza del paesaggio gioca la sua parte! Non sono obiettiva, ma questo è uno dei Paesi più belli, un paese piccolo che possiede habitat differenti - la Costa Rica accoglie oltre il 5% della biodiversità mondiale - ma anche culture diverse. Voglio aggiungere che, alle persone che arrivano qui non regaliamo solo felicità, ma anche amore. Ed è per questo che penso che la Costa Rica sia un luogo nel quale le persone vogliono rimanere, non soltanto da pensionati: arrivano da noi, ogni anno, moltissimi turisti. Abbiamo la montagna e il mare -sia sul versante dei Caraibi che su quello dell’Oceano Pacifico- ci sono canali, grandi fiumi…
Abbiamo tanto da offrire, ad esempio cucine diverse a seconda della zona del Paese. Se sta pensando di andare in pensione, dovrebbe prendere in seria considerazione il mio Paese, la Costa Rica!
Marco Sonsini
Editoriale
Alle 3 e mezza di un caldo pomeriggio d'agosto, davanti allo schermo del mio computer, ero in attesa per intervistare Epsy Campbell Barr. Esperienza nuova per me, abituata a ricevere le risposte alle nostre domande per iscritto, e immaginare, soltanto immaginare, come sia dal vivo il nostro ospite. E all'improvviso appare sullo schermo, bellissima, radiosa, sorridente e accogliente. Ma come? Si parlerà di empowerment femminile e il primo aggettivo che uso per presentare Epsy è 'bellissima'? Si, e lo ribadisco senza timore, perchè la bellezza di Epsy Campbell Barr non è solo esteriore, ma è illuminata da una passione, una vitalità e una forza straordinarie. L'ospite di settembre di PRIMOPIANOSCALAc è l'ex Vice Presidente della Costa Rica e, tra l'altro, attuale Presidente del Forum Permanente delle Nazioni Unite per le Persone di Discendenza Africana, una piattaforma che si è costituita per migliorare la sicurezza, la qualità della vita e i mezzi di sussistenza delle persone di origine africana. Il Forum funge anche da organo consultivo del Consiglio per i Diritti Umani, in linea con il programma di attività per l'attuazione del Decennio Internazionale per le Persone di Discendenza Africana. Circa 200 milioni di persone di origine africana vivono nelle Americhe. Molti milioni vivono in altre parti del mondo, al di fuori del continente africano. Come discendenti delle vittime della tratta transatlantica degli schiavi o come migranti più recenti, costituiscono alcuni dei gruppi più poveri ed emarginati del mondo. Epsy Campbell è stata, come ci racconta in questa straordinaria intervista, uno dei promotori del primo Decennio Internazionale per le Persone di Discendenza Africana, proclamato in una Risoluzione ONU (la n.68/237) adottata il 23 dicembre 2013 dall'Assemblea Generale per affrontare le discriminazioni sistemiche e le eredità del passato per ottenere il pieno riconoscimento, la giustizia e lo sviluppo delle persone di origine africana in tutto il mondo. Essere il primo Presidente del Forum delle Nazioni Unite per Epsy "è un risultato straordinario nella lotta per il riconoscimento delle persone afrodiscendenti, e uno strumento fondamentale per la giustizia riparatoria". Lo storico impegno di Epsy va molto al di là di questo ruolo: "Devo dire che sono una femminista, un'afro-femminista, e lavoro indefessamente per l'inclusione delle donne di tutte le identità, non solo nel mio Paese ma in tutto il continente e nel mondo". Una donna che ha ricoperto importanti ruoli politici, ma che della politica ci dà una definizione preziosa e sentita nel profondo: “La politica per me significa servizio e possibilità di cambiare quello che deve essere cambiato. Politica significa che dobbiamo usare il potere a favore delle persone, soprattutto per coloro che hanno bisogno di aiuto, per coloro ai quali, storicamente, sono stati negati i diritti umani". Temi duri e profondi, lotte difficili e grintose attraverso le quali Epsy ha navigato con vittorie e sconfitte, ma senza mai arrendersi. Sempre pronta ad "abbattere le barriere storiche". La nostra intervista si conclude con un richiamo al suo Paese, la Costa Rica, un paradiso terrestre. La Costa Rica è uno dei luoghi più ricchi di biodiversità del pianeta, dove vivono circa mezzo milione di specie, pari a circa il 5% di tutte le specie presenti sulla Terra. Se pensiamo che rappresenta solo lo 0,03% della massa terrestre, è evidente la notevole biodiversità presente in un paese così piccolo. Dopo aver subìto uno dei più alti tassi di deforestazione al mondo negli anni '70 e '80, ha recuperato aree estese di foresta pluviale tropicale. Tra il 1940 e il 1983, la Costa Rica ha perso circa il 50% delle sue foreste. Oggi è l'unico Paese tropicale ad aver fermato la deforestazione, anzi è già avvenuto e si è quasi completato il processo di riforestazione. Ha davvero fatto scuola quando si tratta di agire sul clima e proteggere la biodiversità, e ha anche una delle percentuali più alte (26%) di terreni protetti al mondo. Non sorprende quindi che, nel 2019, il Paese sia stato nominato Champion of the Earth dall’ONU per il suo contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e alla protezione della natura. Possiamo solo imparare da Epsy, dalla sua gente e dal suo Paese. Molto!
Le copertine di PRIMOPIANOSCALAc del 2023 sono state pensate per creare, con i volti dei protagonisti, una sorta di merchandising museale. Ogni mese un oggetto viene personalizzato con il volto in bianco e nero dell’intervistato. È così che una t-shirt, un magnete o una shopper diventano un ricordo, un’esperienza, un simbolo. I nostri ospiti si trasformano in vere e proprie figure iconiche, alla stregua delle opere esposte in un museo: l’Uomo Vitruviano di Leonardo, i girasoli di Van Gogh, la creazione di Michelangelo nella Cappella Sistina...Per Epsy abbiamo scelto una borsa di iuta riciclata e realizzata a mano con sacchi di caffè recuperati, simbolo perfetto dell'impegno del suo Paese per la tutela dell'ambiente e chiaro omaggio a uno dei prodotti più importanti della Costa Rica: il caffè! Quello costaricano è ricco di corpo ed aroma, dolce, delicato e di eccezionale qualità.
Mariella Palazzolo
Epsy Campbell Barr è la Presidente dell’UN Permanent Forum on People of African Descent (Forum Permanente delle Nazioni Unite per le Persone di Discendenza Africana). Economista, specializzata in Cooperazione allo sviluppo, dopo gli studi diventa un’attivista politica in difesa dei diritti delle donne e delle persone di origine africana. È stata membro dell’Asamblea legislativa della Costa Rica per due legislature (2002-2006 e 2014-2018), eletta con il Partido Acción Ciudadana (PAC), del quale è stata anche fondatrice e Capogruppo. Nel 2018 è stata Ministro per gli Affari Esteri. Dal 2018 al 2022 è stata Vice Presidente, eletta, della Costa Rica, prima donna afro-costaricana e seconda donna di origine africana a ricoprire questo ruolo.
Tra i promotori della Inter-AmericanConvention against Racism, Racial Discrimination and Related Forms of Intolerance, fondatrice e leader dell’Afro-Costa Rican Women’s Center, è stata, tra l’altro, coordinatrice del Women's Forum for Central American Integration of the Network of Afro-Caribbean and Afro-Latin American Women. È membro del think tank The Inter-American Dialogue di Washington. È autrice di numerosi articoli e pubblicazioni sui temi della democrazia, dell’inclusione, della partecipazione delle donne in politica e nell’economia, etc.
Nel 2021 è stata inserita dal MIPAD – Most Influential People of African Descendent, tra le 100 persone di origine africana più influenti al mondo.
Nipote di emigrati giamaicani in Costa Rica, è nata nella capitale San José, nel 1963. È sposata e ha due figlie, Narda e Tanisha.
Marco Sonsini
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