Questo sito prevede l‘utilizzo di cookie. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Ulteriori informazioniOK
Vai al contenuto

Telosaes.it

Direttore responsabile:
Maria Palazzolo

Editore: Telos A&S srl
Via del Plebiscito, 107
00186 Roma

Reg.: Trib. di Roma 295/2009 del 18 settembre 2009

Diffusione: protocolli
Internet - Isp: Eurologon srl

A member of the Fipra Network
Socio Corporate di American Chamber of Commerce in Italy

SocialTelos

Marzo 2025, Anno XVII, n. 3

Gilberto Pichetto Fratin

Verso Emissioni Zero

L’obiettivo al 2050 non è irrealizzabile a fronte di un percorso ben studiato. Per raggiungerlo però non possiamo esimerci da scelte importanti.”

Telos: Sono trascorsi ormai più di due anni dalla sua nomina a Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Si ritiene soddisfatto del suo operato e del punto in cui è arrivata l’Italia nel suo percorso verso la sostenibilità?

Gilberto Pichetto Fratin: Sono arrivato al MASE in un momento non facile, nel quale il Paese -insieme a gran parte dell’Europa- in pochi mesi ha dovuto ripensare la propria politica energetica. Venivamo da un’estate in cui il prezzo del gas aveva superato i 340 euro per Megawattora. Un periodo di grande tensione e incertezza, causato dalla guerra in Ucraina. E poi le politiche ambientali, con l’intensificarsi -da nord a sud- di episodi atmosferici estremi e la conseguente esigenza di adottare azioni immediate di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Ho scelto, insieme al Governo, di adottare per l’Italia un nuovo approccio, pragmatico, abbandonando ogni forma di “ambientalismo ideologico”. Oggi, a distanza di due anni, siamo in grado di poter rivendicare dei risultati incoraggianti: abbiamo consolidato la sicurezza energetica del Paese, grazie alle politiche di diversificazione degli approvvigionamenti. Abbiamo aggiornato il PNACC, Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e il PNIEC, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Il nostro Paese ha preso coscienza della necessità di cambiare rotta e punta a un futuro più sostenibile non solo da un punto di vista ambientale ma anche economico e sociale. Il percorso che stiamo seguendo mi fa ben sperare e mi permette di affermare che siamo sulla strada giusta. Ma non dobbiamo fermarci se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e del 2050.

Più politiche e meno ideologia. È questa la strada per una vera transizione ecologica?

Assolutamente sì. Le tematiche legate all’ambiente, più di altre, sono da sempre esposte ad eccessivo rischio ideologico. Gli obiettivi fissati al 2050 non sono utopici se si segue la strada della concretezza e se le stesse scelte ambientali vengono prese non dimenticando il contesto socio-economico di riferimento. Questo atteggiamento ci ha portati più volte a scontrarci con la passata Commissione Europea, soprattutto durante la gestione Timmermans. Si pensi al divieto dei motori endotermici previsto per il 2035: si è trattato di uno “sbandamento ideologico” dell’Europa. Per noi l’abbandono del motore endotermico non è l’unica via percorribile per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero e comporterebbe importanti ricadute sull’industria di un Paese come l’Italia che è leader nel settore automobilistico. Si è visto che tutti i Paesi europei sono andati in crisi su questa scelta e finalmente oggi l’Europa sembra pronta a riconoscere l’errore commesso nel 2019. Il nostro non è stato un no all’elettrico ma alla monocultura dell’elettrico.  Se l’obiettivo infatti è il risultato e non il mezzo per raggiungerlo, è corretto riconoscere che ci sono valide alternative che possono essere valutate, come i motori alimentati da biocarburante.  Poi ad esempio, ho votato contro il provvedimento europeo sulle case green che prevede l'efficientamento energetico dei fabbricati entro il 2050. Vuole sapere perché? Il riscaldamento domestico, la mobilità, l’industria e l’agricoltura: sono questi i principali responsabili dell’inquinamento a livello globale. Noi non abbiamo contestato all’Europa l’obiettivo del net zero al 2050 ma il percorso per raggiungerlo, che non può essere uguale per tutti i Paesi europei. Il patrimonio immobiliare dell’Italia non ha le stesse caratteristiche né le stesse problematiche di quello della Francia o della Finlandia. La penisola italiana ha 50.000 borghi con 3/4 dei fabbricati che hanno più di 70 anni; più dell’80% delle famiglie sono proprietarie di casa. In Italia ci sono 31 milioni di fabbricati, di cui 21 milioni oltre la classe D. Anche escludendo quelli storici, rimarrebbero comunque milioni di edifici da efficientare. Per fortuna, grazie anche alle nostre obiezioni, il provvedimento è stato gradualmente modificato. Ora stiamo lavorando a un piano realistico, soprattutto a livello fiscale, che abbia una proiezione ventennale, per consentire alle famiglie di intervenire sulle proprie case, mantenendo una equità -lo ribadisco- anche economica e sociale.

Come vede il traguardo delle emissioni zero entro il 2050? È ottimista o pessimista?

Assolutamente ottimista. L’obiettivo al 2050 non è irrealizzabile a fronte di un percorso ben studiato. Per raggiungerlo però non possiamo esimerci da scelte importanti. Entro il 2030 i due terzi della nostra energia sarà prodotta da fonti rinnovabili. Oggi lo è solo un terzo mentre il resto viene da fonti fossili. E la proporzione aumenterà sempre di più a favore delle rinnovabili. Entro la fine di quest’anno abbandoneremo il carbone, almeno per la parte continentale del Paese. E poi stiamo investendo su tutte le altre fonti alternative: dall’idrogeno al nucleare di nuova generazione. Sì, il nucleare! Le energie rinnovabili non assicurano la continuità di cui il Paese necessita per avere garantita la propria sicurezza energetica, soprattutto in un’ottica di continua crescita della domanda di energia quale quella che stiamo avendo negli ultimi anni e che aumenterà sempre più. Ad oggi consumiamo 310 Terawattora all'anno e gli analisti stimano che nel 2050 il consumo sarà raddoppiato: la continuità di cui abbiamo bisogno può essere garantita solo con il nucleare. Il nucleare di oggi, è bene specificarlo, non è quello di Chernobyl. Nonostante l'Italia abbia abbandonato il nucleare quasi 40 anni fa, il nostro Paese ha mantenuto un livello di conoscenza e competenza altissimo. Non si tratta di proporre il ritorno in Italia delle centrali nucleari di grande taglia della vecchia generazione ma di valutare le nuove e sicure tecnologie del nucleare sostenibile di nuova generazione.

Per risolvere le grandi questioni globali dobbiamo rendere l’ambiente centrale nelle scelte economiche”. Potrebbe portare degli esempi concreti a sostegno di questa sua importante affermazione?

Per risolvere le grandi questioni globali è essenziale integrare l'ambiente nelle scelte economiche, perché solo così possiamo garantire uno sviluppo sostenibile a lungo termine. Un esempio concreto è la transizione energetica: investire nelle energie rinnovabili, come l'eolico, il solare e l'idroelettrico, non solo riduce le emissioni di CO2, ma crea anche nuove opportunità economiche e posti di lavoro, rendendo il nostro sistema energetico più sicuro e resiliente. Oppure guardiamo all'economia circolare, che mira a ridurre lo spreco di risorse, favorendo il riciclo e il riutilizzo dei materiali. Questo approccio non solo protegge l'ambiente, ma può anche ridurre i costi di produzione. Un approccio economico che pone l'ambiente e la sostenibilità al centro delle decisioni non solo è possibile ma anche necessario per affrontare le future sfide globali con successo.

Marco Sonsini

Editoriale

Ambiente, ambientalismo, sostenibile, sostenibilità, parole che, usate e abusate, hanno perso ormai credibilità, valore e il loro nobile significato. Bisogna tornare a riempire di significato queste parole. Il nostro intervistato del numero di marzo di PRIMOPIANOSCALAc, contribuisce a farlo e ce ne dà la sua interpretazione. Si tratta di Gilberto Pichetto Fratin, politico di lungo corso, e oggi Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Un’interpretazione che conta, perché è quella che guida le politiche ambientali ed energetiche appunto, del governo del nostro Paese.
Tutta l’intervista ruota intorno ad un punto, sfrondare le politiche ambientali, e anche energetiche, da tutti gli aspetti e le considerazioni ideologiche, e cercare di affrontare i problemi e le sfide, con concretezza e realismo. Le idee arrivano come fulmini e aprono spazi di possibilità. Le ideologie, invece, perdurano nel tempo e spesso cercano di imporsi come verità eterne. Con questo atteggiamento, quello non ideologico, il Ministro sta portando avanti il suo mandato. Ci porta alcuni esempi di questo metodo: la battaglia contro l’abbandono del motore endotermico e l’opposizione alla Direttiva Case Green, nel testo proposto dalla Commissione Europea. Ci conferma che condivide l’obiettivo dell’Unione Europea di emissioni zero al 2050, ma ribadisce che fare un bagno di realismo su come raggiungerlo è stato necessario. Lo sguardo verso il futuro, verso i nuovi vettori energetici è testimonianza del suo impegno a costruire un percorso più verde. Un esempio, che non cita direttamente nell’intervista, è la definizione della tanto attesa Strategia per l’Idrogeno, presentata a fine gennaio scorso, con queste parole “L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel PNIEC e devono portarci al Net Zero al 2050.” L’azione in questo campo non è in solitaria, ma si inserisce in un più ampio, e forse un pizzico visionario, programma, che annovera, ad esempio, il Corridoio Meridionale dell’Idrogeno, progetto selezionato a livello europeo come Progetto di interesse comune (PIC). Il Corridoio prevede un partenariato trilaterale -Italia/Germania/Austria-, collegherà l'Europa al Nord Africa per la fornitura di idrogeno verde da Algeria e Tunisia, anch'essi partner strategici.
Insomma un lavoro, quello di Pichetto Fratin che non guarda al risultato immediato, quello eclatante che serve solo a raccogliere consensi elettorali, ma vuole spianare la strada ad uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri!
Con Pichetto Fratin la nuova grafica delle copertine del 2025 di PRIMOPIANOSCALAc continua. Abbiamo deciso di tornare ai colori storici di Telos A&S: rosso, nero e bianco. L’identità dell’intervistato è rivelata per metà dal suo volto e per l’altra metà da una citazione tratta dall’intervista. Il suo nome è scritto con l’Abril Fatface, un elegante carattere ispirato ai manifesti pubblicitari europei del XIX secolo. Cosa ne pensate?

Mariella Palazzolo

Gilberto Pichetto Fratin

Gilberto Pichetto Fratin è Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica dall’ottobre 2022. Ha rivestito cariche pubbliche presso amministrazioni comunali e regionali prima e dopo essere stato eletto al Senato della Repubblica con il Popolo della Libertà e Forza Italia durante la XVI legislatura (2008-2013) e nelle XVII e XVIII. Nel Governo Draghi è stato nominato prima Sottosegretario e poi Vice Ministro dello Sviluppo Economico. Nel corso di quel mandato, sulla base delle deleghe assegnategli dal Ministro Giorgetti, Pichetto Fratin ha seguito numerose tematiche legate particolarmente al settore automotive, al commercio e alle politiche industriali.
Si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli studi di Torino. Dottore commercialista e professore di Ragioneria, ha sempre svolto attività professionale come consulente d’impresa nel ramo societario, fiscale, per imprese e professionisti.
Politico di lungo corso, è stato vicesindaco, consigliere e assessore regionale, senatore, deputato, e tanto altro, e di questa lunga carriera ci dice “Mi sono avvicinato alla politica sin da giovanissimo. Era il 1975 quando ho preso parte al Consiglio comunale di Gifflenga. Sono 50 anni di carriera politica costruita gradino dopo gradino, mettendo a ogni passaggio la stessa passione.” E aggiunge “Dopo tanti anni di politica, diventa inevitabilmente difficile distinguere l’uomo dal politico. Se desidera sapere qualcosa di me, posso dirle che sono profondamente legato alla mia famiglia e al mio territorio. A meno di situazioni eccezionali, mi impongo di tornare a Biella ogni fine settimana. Sono molto affezionato alla tradizione della domenica da passare in famiglia, con i miei nipoti e seguendo le partite di campionato. Sono un grande tifoso della Juventus.”

Marco Sonsini