Dicembre 2019, Anno XI, n. 12
Luigi Brugnaro
Il Sindaco Eretico
"Venezia è il paradigma, il modello di quello che potrebbe e dovrebbe essere l’Italia. Possiamo essere l’esempio da seguire. Un patrimonio straordinario con enormi potenzialità che ha faticato a trovare una strada di buon senso. "
Telos: La crisi del sistema dei partiti è stata molto probabilmente l’origine del sentimento anti-politico diffuso a livello globale. Una teoria che appare, tuttavia, meno vera nella relazione tra cittadini e Sindaco. È d’accordo?
Luigi Brugnaro: Io credo che la politica debba essere utile alla gente, utile a farla stare meglio. Non mi sono mai interessati molto i partiti in sé perché la logica del “partito”, così come molti intendono ancora la politica, non mi è mai appartenuta. Non ho mai fatto politica e non ho mai avuto finora una tessera di partito. Non sono contro queste forme di rappresentanza, anzi, hanno sostenuto e sostengono l’azione di governo della città. Però parto da un principio differente: se la persona che sto ascoltando ha una buona idea, non mi domando di che colore politico sia. Se davanti a me c'è una brava persona, non la contrasto a prescindere perché non è della mia ‘parte’. Guardare direttamente alle persone significa non porsi il problema di sapere da che parte stiano. Così ho sempre fatto nella vita e così faccio ora, nella mia attività di amministratore. In questa esperienza di amministratore pubblico mi sono posto l’obiettivo di arrivare, a fine mandato, ad aver rispettato, per quanto di mia competenza, le promesse fatte in campagna elettorale e per le quali ho chiesto e conquistato la fiducia dei cittadini. Se questo vuol dire passare per un eretico della politica, se vuol dire essere fuori da certi schemi, essere attaccato in ogni modo, allora non posso che farne motivo di vanto. Il loro modo di fare politica è esattamente l’opposto del mio.
Quello che vorrei riuscire a trasmettere, invece, è che abbiamo ancora assoluto bisogno di armonia per il bene di questa nostra Italia. L'esperienza di Confindustria mi ha insegnato ad essere “filogovernativo” quando si tratta di difendere gli interessi di un territorio, aiutato, in diverse forme e occasioni, indipendentemente dall'appartenenza politica. La “nuova” politica passa prima di tutto dalle persone e dai rapporti che si creano. Cercando di coinvolgere i tanti disillusi che non si recano più alle urne.
Essere stato eletto Sindaco di Venezia, una città unica al mondo, è un enorme privilegio, che però porta con sé un carico di responsabilità altrettanto grande. Ci racconta qualche esempio di vita vissuta su questa unicità?
Questa domanda arriva in un momento particolarmente drammatico per la mia città che per giorni è stata colpita da una sequenza di acque alte eccezionali che ha pochi precedenti nella storia. La città era in ginocchio, la marea ha superato le barriere, Pellestrina completamente sotto l'acqua: abbiamo subito danni molto ingenti, inestimabili, cifre enormi. Anche perché è risaputo che tutto quello che viene bagnato dall’acqua salata purtroppo si è costretti a buttarlo. Ho visto con i miei occhi, la notte del 12 novembre scorso, una marea che saliva, saliva e saliva ancora fino a toccare i 187 cm sopra lo zero di Punta della Dogana. Ero in Piazza San Marco e per tutta la notte ho voluto stare dove poteva esserci bisogno del mio aiuto. Quella notte Venezia è stata profondamente ferita e quella ferita ha lasciato un segno indelebile. Ma è accaduto qualcosa che forse ci aiuterà a fare in modo che questo non si ripeta. I riflettori di tutto il mondo si sono accesi sulla città. Hanno raccontato la cronaca di quello che accadeva e ci è stata data la possibilità di chiedere che, proprio qui a Venezia, l'ONU dovrebbe stabilire qui una sua Agenzia per lo studio dei cambiamenti climatici, perché è qui dove, per primi, ne vediamo le ripercussioni. Poi c’è il tema del MOSE. Come Città non siamo mai stati coinvolti nel dibattito. Ora abbiamo chiesto e ribadito, anche durante l’ultima riunione del Comitatone a Roma lo scorso 26 novembre, che dobbiamo essere sempre informati. Il 2 dicembre scorso c’è stata la prova generale del MOSE. Hanno alzato tutte le 19 paratoie della bocca di Porto di Malamocco. Ho voluto esserci e vedere con i miei occhi quanto fondamentale sia che questa grande opera, che dovrebbe proteggere Venezia dall'acqua alta, e chiedere a gran voce che sia messa in funzione nel più breve tempo possibile. Il MOSE è un'opera ingegneristica unica, orgoglio della nostra scienza e tecnologia. Dobbiamo terminare i lavori e farlo partire. Sarà un ulteriore simbolo della resilienza della nostra Città.
Questa è la sua prima esperienza da amministratore di una città e fare il Sindaco non è sicuramente semplice. Quali ostacoli non si aspettava di dovere affrontare e quali cose l’hanno invece colpita positivamente?
Si è vero, la mia storia parla di altro, una biografia ricca di sfumature e sono tante le declinazioni della mia vita, politica e privata. Sono un imprenditore, dirigente d’azienda e dirigente sportivo. Ad un certo punto però ho capito che non potevo più girarmi dall’altra parte. Venezia era commissariata e c’era bisogno di darle una svolta. Per questo, nel 2015, ho deciso di candidarmi a Sindaco della Città. E da allora lo faccio gratis e, a volte, mi dico che dovrei quasi pagare per l’onore che ho di ricoprire questa carica. Ormai sono quasi al termine del mandato e posso quindi parlare con cognizione di causa: immaginavo che le procedure della burocrazia fossero intricate, lunghe e complesse ma la realtà supera qualsiasi immaginazione. Però questo non mi ha demotivato. Anzi. In questi anni abbiamo efficientato la macchina amministrativa e molte cose ora procedono più speditamente. E poi siamo riusciti a governare abbassando i debiti. Si pensi che dal 2015 ad oggi siamo passati da un debito consolidato di 800 milioni a 720milioni. E se ce la fa Venezia perché non dovrebbe farcela anche l’Italia? Cosa mi ha colpito positivamente? Ho trovato una città che sembrava rassegnata. Oggi siamo riusciti a darle una scossa e a riportarla ad essere quel fulcro nazionale e mondiale di cultura, relazioni e commerci. Questa è sempre stata la storia della Serenissima. Uno "Stato da Mar e Stato da Tera" che ha saputo estendere la sua influenza ovunque. Dovevamo solo ritrovare l’orgoglio per rivendicare questo ruolo. Oggi Venezia e i Veneziani sono tornati a pensare al futuro e ad essere esempio virtuoso per il mondo intero. Ed io non posso che essere orgoglioso di rappresentarli e, se lo vorranno, di continuare a farlo anche per i prossimi cinque anni. Ovviamente sempre senza percepire l'indennità prevista e devolvendola ad iniziative di carattere sociale.
La sua visione di sviluppo e di futuro guarda ad un territorio sempre più metropolitano e continua a sostenere che “se riparte Venezia, riparte l’Italia”. Quali sono le priorità oggi per il Paese?
Venezia è il paradigma, il modello di quello che potrebbe e dovrebbe essere l’Italia. Possiamo essere l’esempio da seguire. Un patrimonio straordinario con enormi potenzialità che ha faticato a trovare una strada di buon senso. Sarò anche un visionario, ma so che bisogna accendere la luce di questa città. Bisogna farlo per chi ci sarà dopo di noi. Dobbiamo essere orgogliosi di dirci Veneziani, e andarne fieri. So per certo che questa città riuscirà a diventare un modello. Ne sono convinto perché ci sono tutte le condizioni perché accada. Fin dal primo giorno ho voluto insistere sul tema della sicurezza, anche a costo di farmi dare del “Sindaco sceriffo”. Non mi importava. Me lo diceva la mia coscienza perché sono convinto che solo le persone sicure possono essere libere. La libertà è figlia della sicurezza e del decoro pubblico. E solo con questo potremmo avere una città più vivibile e quindi capace di attrarre investimenti e lavoro di qualità.
Altre priorità sulle quali intervenire sono le riforme istituzionali, il lavoro come valore, lo sviluppo della nostra industria e la difesa delle libertà. Bisogna crederci, l’Italia ha bisogno di crederci. Dobbiamo cominciare a pensare ai giovani e a costruire quello che servirà loro. Sono un ottimista di natura e credo che la fatica, l’impegno, la voglia di mettersi in gioco, alla fine paghino. E sono convinto che i nostri giovani di talento siano capaci di giocare questa partita alla grande. Abbiamo l’immensa responsabilità di non deluderli. Dobbiamo far capire loro, con l’esempio, che i più bravi, quelli più meritevoli, quelli che non si arrendono alle sconfitte, ce la fanno. E che ciascuno può trovare il campo dove eccellere, se si impegna a fondo.
Marco Sonsini
Editoriale
La #SerieDeiSindaci di PRIMOPIANOSCALAc del 2019 si chiude con l’intervista a Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia. Quale momento migliore se non questo, per leggere, nelle parole del Sindaco, la forza e la voglia indispensabili per risollevarsi dall’ultima inondazione che, lo scorso novembre, ha ferito in modo drammatico la città? Di questo evento infausto però farne un momento di ripartenza reale. Il Sindaco, nei giorni dell’inondazione, ha profuso una presenza e un impegno quasi disumani: si è addirittura improvvisato soccorritore in una Piazza San Marco completamente allagata, e portandolo di peso assieme ai vigili, aiuta un cameraman che, con stivali troppo corti, era rimasto bloccato su una passerella. Brugnaro, che doveva fare con la troupe un'intervista, non ci ha pensato su! Ha raggiunto con gli stivaloni alti l'operatore e, sottobraccio, lo ha condotto in una zona meno profonda, sotto alle Procuratie Nuove. Brugnaro, nel bilancio di questi quasi 5 anni di mandato, ribadisce il suo distacco dall’elemento partitico e rivendica la disponibilità e l'apertura al dialogo e al confronto sulle idee, al di fuori di logiche di pura appartenenza che non gli appartengono. Questo tirarsi fuori dalla logica di partito ben si rispecchia nei sondaggi, che dal 2017 ad oggi hanno percentuali di fiducia nei partiti costantemente ben al di sotto del 15%. Lo storico e sociologo Marc Lazar, nel leggere questi numeri, ha sottolineato come sia indispensabile ricostruire un rapporto di fiducia tra responsabili politici e popolazione, un rapporto che, a suo dire, presuppone partiti rifondati, ripensati, rinnovati, ma non solo: c’è bisogno di una classe politica competente, trasparente e in costante dialogo con la società. Del resto oggi la formazione politica non avviene più esclusivamente attraverso la militanza in un partito. Molti di noi hanno scoperto la passione politica, coltivato l'interesse per il bene comune, attraverso percorsi professionali, nel mondo dell'associazionismo, del volontariato. Le iniziative civiche costituiscono un patrimonio che va valorizzato, ma da sole non bastano. I partiti politici restano necessari per la costruzione di qualsivoglia prospettiva politica, basata però su fatti concreti che incidano realmente nella vita delle persone.
A sostegno questa tesi prendiamo ad esempio proprio i cittadini di Venezia (e di Mestre). Dimostrano una passione politica mista al distacco: forte e veemente su temi essenziali per il futuro della città, quasi disinteressata su questioni ‘di principio’. Un dato per tutti? L’affluenza del 1° dicembre al referendum consultivo sulla separazione tra Venezia e Mestre si è fermata al 21,73%. Questo è un esempio pregnante perché, visto che non è la quinta volta che si vota su questo tema, ci permette quindi di fare un confronto reale, basato sui numeri. La prima volta fu nel 1979, quando parteciparono 214 mila cittadini, la seconda nel 1989 (204 mila), la terza nel 1994 (182 mila), la quarta sedici anni fa (93 mila), e l’ultima poco meno di 45mila. D’accordo, nel frattempo sia il centro storico che la terraferma hanno perso abitanti, ma un'affluenza così bassa deve far pensare. Quando invece parliamo di temi come il turismo, la sicurezza, la salvaguardia della Città, della sua laguna, su residenzialità, commercio o istruzione, allora i Veneziani prendono subito fuoco e si fanno sentire.
Il simbolo che abbiamo scelto per la nostra copertina dedicata a Venezia è quello della magica arte del vetro soffiato, due calici rossi e oro, fragili e bellisimi come la fiabesca Città della laguna. I due preziosi oggetti sono accompagnati da una frase che Goethe, nel suo ’Viaggio in Italia’, mentre si trova a Roma, nel novembre del 1786, dedica a Venezia ’Mi piace assai riandare con la mente a Venezia, a quella grande realtà sorta dal grembo del mare come Pallade dal cervello di Giove’. Con questo numero di dicembre, tutti noi di Telos A&S, vi auguriamo Buon Natale ed un sereno 2020.
Mariella Palazzolo
Luigi Brugnaro è stato eletto Sindaco di Venezia il 14 giugno del 2015, a capo di una coalizione riconducibile al centro-destra dopo aver superato, con il 53,21% dei voti, Felice Casson, candidato del centro-sinistra.
Presidente, fino alla sua elezione, di Umana, una holding che raggruppa 20 aziende attive nel campo dei servizi, della manifattura, dell’edilizia, dello sport e dell’agricoltura, dal 2009 al 2013 è stato presidente di Confindustria Venezia ‘recuperando un ruolo attivo nel dibattito pubblico sul futuro del nostro sistema economico e sociale’.
È stato anche a capo di Assolavoro, l’Associazione di categoria nazionale delle Agenzie per il lavoro; membro della Giunta nazionale e del Direttivo nazionale di Confindustria, delegato per il Veneto all’Expo 2015 e presidente del Comitato Expo Veneto.
Nato a Mirano, comune della Città Metropolitana di Venezia, nel 1961, figlio di Maria, maestra elementare, e di Ferruccio Brugnaro, poeta, operaio e leader sindacale della Montefibre di Porto Marghera, si laurea in Architettura, allo Iuav di Venezia, con il massimo dei voti.
È un grande appassionato di basket. Nel 2006, quindi, rileva la Reyer, la storica società di basket veneziana fondata nel 1872 che, unico caso in tutta Italia, oggi milita nel massimo campionato sia con la squadra maschile che quella femminile. Un progetto non solo sportivo, ma anche sociale e culturale diffuso sul territorio metropolitano che coinvolge nel settore giovanile oltre 4.500 atleti di 23 società.
Nel 2014 gli è stato conferito il Premio Reverberi, l’Oscar del basket “per il contributo fornito alla pallacanestro italiana”.
Luigi Brugnaro ha 5 figli: Valentina, Andrea, Piera Maria, Jacopo ed Ettore. La sua compagna, da molti anni, è Stefania Moretti
È molto attivo sui social, ad esempio su Instagram, dove condivide costanti aggiornamenti sulla sua quotidianità.
Marco Sonsini
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