Dicembre 2022, Anno XIV, n. 12
Dave Rich
Il Cacciatore di Odio
“Questo non vuol dire che tutta la sinistra, o anche la maggior parte di coloro che si professano di sinistra, sia antisemita o che in essa vi sia una 'questione ebraica'. Vuole solo dire che la sinistra non è immune all’insidioso fascino dell’antisemitismo, ma si compiace di pensare che sia così.”
Telos: C’è davvero una ‘questione ebraica’ a sinistra?
Dave Rich: La risposta breve è ‘sì – ma solo per alcuni’. Negli ultimi anni il Regno Unito ha assistito ad un’ondata di antisemitismo nel Partito Laburista sotto la guida di Jeremy Corbyn, che è terminata all’inizio del 2020. Questo fatto è stato confermato dalla Equality and Human Rights Commission [ndt. Commissione per i diritti umani e l’uguaglianza], custode e autorità di controllo nel Regno Unito sulla normativa sull’uguaglianza, che ha decretato che il Partito Laburista aveva illegittimamente discriminato i suoi membri ebrei.
Dal momento che il partito laburista è un partito di sinistra e che, storicamente, si era battuto più di tutti gli altri contro il razzismo e l'antisemitismo, si trattava di una svolta sorprendente.
Questo è accaduto perché durante la guida di Corbyn il partito si è spostato marcatamente a sinistra, ed ha richiamato coloro che erano attratti da un programma politico radicale e da un’analisi populista che colpevolizza, per tutta l’ineguaglianza e la sofferenza nel mondo, ‘un sistema truccato messo in piedi dagli sfruttatori di ricchezza, per gli sfruttatori di ricchezza’.
Non ci vuole molto a collegare questa analisi ad alcuni stereotipi davvero obsoleti e sinistri sugli ebrei ricchi, potenti e manipolatori e tutto ad un tratto, la sinistra anti-capitalista diventa sinonimo di cospirazionismo antisemita. Una delle caratteristiche centrali dell’antisemitismo è la capacità di insinuarsi nelle differenti ideologie, religioni e sistemi di credenze. Non è circoscritto all’estrema destra, ma lo si può trovare anche a sinistra, nei movimenti New age, nelle tradizioni del Cristianesimo e dell’Islam e nel pensiero secolare. Quando analizziamo l’antisemitismo, non abbiamo a che fare con un pregiudizio ordinario, ma piuttosto con una teoria della cospirazione che possiede una grande potenza esplicativa. L’antisemitismo vuole spiegarti cosa c’è di sbagliato nel mondo e perché, e a chi dare la colpa. In quest'ottica, è implicitamente rilevante per alcuni esponenti della sinistra che cercano di rispondere a queste stesse domande nel loro lodevole intento di ridurre le sofferenze e le disuguaglianze. Questo non vuol dire che tutta la sinistra, o anche la maggior parte di coloro che si professano di sinistra, sia antisemita o che in essa vi sia una ‘questione ebraica’. Vuole solo dire che la sinistra non è immune all’insidioso fascino dell’antisemitismo, ma si compiace di pensare che sia così.
Qual è la sua origine?
L’antisemitismo è molto antico: i suoi tropi più profondi risalgono alla crocifissione o anche prima, e lo stereotipo dell’ebreo demoniaco, assetato di sangue e infido era saldamente radicato nella cultura europea durante il Medioevo.
Ma per la sinistra in particolare, il periodo determinante è stato il diciannovesimo secolo, quando i filosofi razionalisti e i politici liberali d’Europa si scagliarono contro le antiche élite aristocratiche e religiose. Gli intellettuali socialisti, Marx fra tutti, cercarono di sviluppare un nuovo sistema di idee su come concepire le relazioni economiche e organizzare la società in modo più equo, e in mezzo a tutto questo, il denaro, il commercio e il cambio erano associati alla figura medievale dell’ebreo usuraio. Alla fine del diciannovesimo secolo, i Rothschild giunsero ad incarnare il personaggio "ebreo" della finanza globale, senz'anima. Nel frattempo, le teorie della cospirazione sui burattinai ebrei che nell’ombra muovono le fila di tutto, stavano per essere codificate nel falso documentale ‘I Protocolli dei Savi di Sion’, che divenne un best-seller nella prima metà del ventesimo secolo. Il ruolo e lo status degli ebrei nella nuova Europa finirono per essere considerati come la ‘questione ebraica’, che è stata esaminata da tutti i più importanti intellettuali socialisti e anarchici. Alcuni l’hanno fatto in termini più esplicitamente antisemiti di altri; ma tutti concordarono nel sostenere che l’emancipazione degli Ebrei fosse un tema che bisognava affrontare. Ancora una volta, la sinistra non è stata il soggetto che ha guidato l’antisemitismo europeo, nel diciannovesimo o nel ventesimo secolo -lo sono stati elementi reazionari della destra, incluso qualcuno degli individui e delle forze più potenti del Continente- ma è necessario accettare che l’antisemitismo è stato presente a sinistra sin dalle sue origini, e lo è tutt’oggi.
È stato esacerbato nell’età moderna dal percorso politico dello Stato di Israele. Quando è stato fondato, nel 1948, Israele contava sul sostegno dell’Unione Sovietica e di buona parte del movimento socialista in Occidente. Nei decenni successivi, Israele si è decisamente spostato nell’orbita degli Stati Uniti ed è divenuto la potenza militare ed economica dominante della sua regione. L’occupazione della Cisgiordania dura da oltre metà secolo e i Palestinesi sono divenuti, per molti della sinistra, il simbolo delle vittime oppresse dal colonialismo occidentale.
Questo ha fornito benzina per mantenere accesso il fuoco del loro odio, a chi nella sinistra è attratto dall’ideologia antisemita.
Qual è la differenza, se c’è, tra l’anti-Sionismo e l’anti-Semitismo?
In teoria, anti-Sionismo e anti-Semitismo dovrebbero essere due cose del tutto differenti. Una è un pregiudizio e una teoria della cospirazione che identifica gli Ebrei come la causa di tutti i mali della società, una presenza aliena che porta soltanto conseguenze negative.
L’altra è una posizione politica che, prima del 1948, si opponeva alla creazione di uno Stato ebraico in terrà di Israele, e che oggi è schierato a favore di un accordo politico su quel territorio che non prevede la sovranità ebraica. È possibile sostenere posizioni anti-Sioniste che non siano antisemite, cioè che non intendono danneggiare gli interessi degli Ebrei. In pratica però, la realtà è molto differente. La maggior parte della politica antisionista oggi si esprime in termini che contengono tropi sul potere ebraico, sul razzismo ebraico, sulla sete di sangue ebraica e con un linguaggio e un pensiero cospiratorio sugli ebrei in generale: in altre parole, modi antisemiti di pensare sugli ebrei tradotti per un mondo dove l'espressione più visibile dell'ebraismo è lo Stato di Israele. Le forze politiche nel Medio Oriente che avversano il Sionismo e puntano all’eliminazione di Israele sono, nel loro insieme, innegabilmente antisemite. Basta leggere i tweet dell’Ayatollah Khamenei, con le sue dissertazioni sui ‘capitalisti sionisti’, che definisce una ‘piaga’, per toccare con mano l’anti-Sionismo antisemita.
Poi c’è il semplice fatto che, prima del 1948, l’anti-Sionismo si batteva contro l’idea della creazione di uno Stato che ancora non esisteva. In quell’anno Israele divenne uno Stato sovrano, fondato con l’imprimatur del voto delle Nazioni Unite e in grado di difendersi militarmente. In queste circostanze, l'anti-Sionismo è diventato un'ideologia di aggressione, dedicata all'eliminazione di uno Stato di nove milioni di persone che non ha alcuna intenzione di scomparire. Dal momento che in Israele oggi risiede la più grande comunità ebraica del mondo, che è il cuore pulsante della vita ebraica globale, è difficile vedere come una campagna che punta a cancellarlo possa essere distinta in termini pratici da una campagna anti-ebraica.
“A volte un goblin è solo un goblin”. Può raccontarci la storia di questo suo tweet?
Si riferisce all’accusa che i goblin banchieri nei film di Harry Potter siano caricature anti-ebraiche. Posso comprendere perché qualcuno l’abbia pensato: si tratta di banchieri meschini, con tratti del viso grotteschi, tutti hanno grandi nasi e grandi orecchie, e questo calza a pennello con il classico stereotipo del banchiere ebreo.
Tuttavia ogni accusa di antisemitismo ha bisogno di essere analizzata nel suo contesto – questa è la richiesta dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), organizzazione che sta mettendo a punto una definizione di antisemitismo. Inoltre, ed è anche normale, l'IHRA indica che il contesto deve includere una valutazione della persona che ne è accusata e della sua storia. In questo caso, le accuse erano dirette a JK Rowling, creatrice di Harry Potter, e la Rowling ha una lunga e importante storia di lotta all’antisemitismo, testimoniata dalle sue dichiarazioni e dal suo sostegno alla comunità ebraica. Lei di certo non è antisemita, indipendentemente da come appaiano i goblin nei suoi film. Per questo a volte, un goblin è realmente solo un goblin.
Marco Sonsini
Editoriale
Scegliere di parlare di complottismo, odio e razzismo a dicembre, il mese nel quale “siamo tutti più buoni” sembrerebbe un azzardo, o perlomeno un andare fuori tema. Invece noi di PRIMOPIANOSCALAc la pensiamo in maniera diversa, e proprio per questo abbiamo chiesto a Dave Rich, storico e uno dei massimi esperti di antisemitismo -ma anche di teorie complottistiche e di odio razziale in genere- di guidarci nella comprensione di questi fenomeni, sempre attuali.
Rich ci spiega dove affonda l’antisemitismo di sinistra, meno noto di quello di destra, ma diffuso soprattutto in Gran Bretagna. Di questo ne ha fatto oggetto della sua tesi di dottorato e poi di un best seller ‘The Left's Jewish Problem’ [Il problema ebraico della sinistra], problema che il suo libro analizza, nella speranza di poterlo risolvere.
“Inutile negarlo- sostiene Rich- la sinistra ha storicamente un problema ebraico”. Lo prova ad esempio il tweet poi rimosso, di Rebecca Long-Bailey, ministra del governo ombra laburista britannico, che ha accusato falsamente Israele di addestrare la polizia USA al soffocamento con le ginocchia, pratica costata la vita all’afroamericano George Floyd. “Quel tweet è il sintomo di un vecchio pregiudizio che spinge alcuni progressisti, in tutto il mondo, a vedere negli ebrei e nello Stato ebraico la fonte di ogni male” afferma Rich. Ci spiega poi che l’antisemitismo di sinistra è diverso dal ben noto, razzista antisemitismo di destra. Deriva da un modello di pensiero che divide il mondo in oppressi ed oppressori, assegnando quest’ultima etichetta agli ebrei, dipinti come un popolo ricco, potente e manipolatore. Se vi si aggiunge l’ostilità verso il sionismo e verso Israele, è un sentimento che sconfina in qualcosa di molto più di una legittima opposizione alle politiche dello Stato ebraico, incorporando gli antichi stereotipi antisemiti e le classiche teorie della cospirazione. Particolarmente avvincente la ricostruzione storica che Rich fa di questo fenomeno, e che culmina nell’affermazione che faccia il paio con l’antisionismo, e al legame storico che la sinistra europea ha avuto durante la guerra fredda con l’Unione Sovietica: “Quando è stato fondato nel 1948, Israele contava sul supporto dell’Unione Sovietica e di buona parte del movimento socialista in Occidente” ci spiega Rich, e aggiunge: “L’occupazione della Cisgiordania è durata per oltre metà secolo e i Palestinesi sono divenuti, per molti della sinistra, il simbolo delle vittime oppresse dal colonialismo occidentale.” Insomma, il confine tra antisemitismo ed antisionismo è molto labile.
Di questo ne è testimonianza un fatto della cronaca recente italiana: l’attacco di Chef Rubio alla Senatrice a vita Liliana Segre, con l’accusa di non essersi mai pronunciata sui crimini commessi dall’esercito israeliano ai danni dei palestinesi. Come se, in quanto ebrea, soltanto una presa di posizione contro la politica di Israele la legittimasse a parlare in pubblico dell’Olocausto.
Rich, oltre a chiarirci bene la differenza tra antisionismo e antisemitismo, conclude dicendo che in teoria questa è una distinzione possibile, ma i risultati di una ricerca in UK sulle percezioni/posizioni dell’opinione pubblica sugli ebrei hanno portato ad un risultato poco confortante: chi ha una visione anti-israeliana, cioè pensa che Israele non dovrebbe nemmeno esistere, tende ad essere anche antisemita, a detestare gli ebrei in quanto tali. L’intervista si chiude su di una nota leggera, che però toccherà a voi scoprire, quella su Harry Potter e dintorni.
Anche quest’ultima copertina del 2022 di PRIMOPIANOSCALAc, mantiene il suo sapore pop e quasi onirico. Il volto dell’intervistato porta, a mo’ di copricapo, alcuni elementi distintivi della sua opera, ruolo, vita… mescolati con la tecnica del collage, e come nel collage, le figure sono giustapposte le une alle altre, senza elaborazioni. Per Rich abbiamo pensato ai simboli di Londra, dallo skyline a Westminster e al double decker, l’iconico autobus a due piani. A questi abbiamo unito segni della sua vita accademica e di impegno sociale, come l’agente del CST, il trust del quale è direttore di policy. Non manca il riferimento all’unica eccezione che Rich fa al suo notorio riserbo, la passione per il calcio e il tifo per il Manchester United. E per finire con un po' di spirito natalizio, troviamo Harry Potter e un goblin, perché “A volte un goblin è solo un goblin” come afferma con un pizzico di umorismo, con l’indicazione però della presenza diffusa e subliminale di tropi antisemiti.
Con questo numero di dicembre, tutti noi di Telos A&S, vi auguriamo Buon Natale ed un sereno 2023. Che sia migliore del 2021, e del 2022, e che il verso, la preghiera, del Gloria “pace in terra agli uomini di buona volontà” diventi realtà!
Mariella Palazzolo
Dave Rich è Ricercatore associato nell’Istituto Birkbeck per gli Studi sull’Anti-semitismo dell’Università di Londra.
È qui che, nel 2015, ha ottenuto il Dottorato di Ricerca in Filosofia con la tesi dal titolo “Sionisti e Anti-Sionisti: la protesta politica e l’attivismo studentesco in Gran Bretagna, 1968-1986”. Da questa tesi è nato il suo libro The Left's Jewish Problem: Jeremy Corbyn, Israel and Anti-Semitism (Biteback, 2016, 2018).
La sua attività di ricerca è incentrata sull’antisemitismo e sui modi nei quali si interseca, e per altri aspetti diverge, dall'antisionismo ed altre forme di razzismo. Nello specifico, ha osservato il fenomeno dell’antisemitismo all’interno del Partito Laburista nel Regno Unito e il modo attraverso il quale soggetti differenti, sia dentro che fuori dal Partito Laburista, hanno affrontato questo argomento.
Si occupa inoltre di teorie della cospirazione, della loro diffusione e del modo con il quale sono utilizzate dai movimenti e dalle ideologie estremiste. Su questo tema ha scritto alcuni saggi, così come sui boicottaggi di Israele e i crimini d’odio antisemita.
Ha recentemente annunciato la pubblicazione del suo secondo libro, a febbraio 2023, che avrà come titolo: “Everyday Hate: How antisemitism is built into our world & how you can change it”.
Da luglio 2019 è Director of Policy del Community Security Trust (CST), ONG riconosciuta dal governo nel 1994, che si occupa di proteggere la comunità ebraica del Regno Unito dall’antisemitismo e dalle sue minacce.
È un appassionato di calcio, tifoso del Manchester United.
Vive a Londra.
Marco Sonsini
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