Novembre 2018, Anno X, n. 11
Safa Al Hashem
La signora populista del Kuwait
"Quando ho capito che nonostante tutti i miei sforzi non sarebbe accaduto nulla, e che nessuna delle interrogazioni che avevo rivolto ai Ministri avrebbe ottenuto risposta, sono arrivata alla conclusione che dimettermi fosse il modo migliore per affermare: sono qui con i voti del popolo del Kuwait, e se voi non volete dare una risposta al popolo, allora la mia presenza in questo luogo è inutile."
Telos: Lei ha segnato la storia del Kuwait, diventando la prima donna ad essere eletta in Parlamento per tre mandati consecutivi. Nonostante tutti gli ostacoli che ha dovuto affrontare. Uno per tutti, l'esclusione dalle elezioni 2016 da parte della Corte di Cassazione. Qual è stato il manifesto politico che Le ha permesso di avere tanto successo?
Safa Al Hashem: Innanzitutto, sono grata a Dio per essere stata la prima donna ad essere eletta in Parlamento per tre mandati consecutivi. Nonostante tutte le difficoltà, l'ostilità, gli ostacoli che ho dovuto affrontare, e mentre tutti mi mettevano i bastoni fra le ruote per il solo fatto di essere una donna, sono riuscita a sopravvivere a tutto con integrità ed onestà, rimanendo vicina alle persone che mi avevano dato il loro voto. Il mio unico manifesto politico di successo è l'integrità: con le persone bisogna essere sinceri, assicurarsi di aver compreso a fondo le loro istanze e i loro bisogni. Bisogna saper essere una grande ascoltatrice: mostrare empatia, e dare una risposta tempestiva alle loro esigenze. Ringrazio sempre il Signore perché il nostro è un Paese ricco di liquidità e di opportunità, sia umane che finanziarie; un Paese che ha la sua ricchezza nel suo popolo, nel suo petrolio e nel suo patrimonio. Il nostro PIL è alto, quindi le aspettative della popolazione del Kuwait sono, di conseguenza, molto alte. I settori ai quali mi sono dedicata sono la sanità, l'istruzione e le infrastrutture. Nel giugno 2018, ad esempio, ho proposto al Ministro della Pubblica Istruzione l'introduzione di test IELTS (test internazionale per la conoscenza della lingua inglese n.d.t.) per gli studenti che vogliono andare a studiare all'estero: l'introduzione di prove di questo genere migliorerà il livello degli studenti kuwaitiani. Fino ad oggi, la maggior parte di coloro che si sono recati in altri paesi sono poi stati rispediti indietro proprio perché non hanno superato l'esame di inglese. Potrebbe apparire una piccola cosa, ma sono problemi come questi ad avere un impatto reale sulla vita delle persone. Il provvedimento è alla fine stato adottato.
Nel 2014 ha scioccato il Suo Paese rassegnando le dimissioni dal Parlamento. Quali erano le ragioni dietro questa scelta?
Poco tempo prima avevo torchiato in aula il Primo Ministro, immediatamente dopo la sua presentazione del piano economico quinquennale per il Kuwait, un piano che non aveva soddisfatto le nostre aspettative. Personalmente, ero molto frustrata e delusa. All'epoca ero già riuscita a far sì che il Ministro della Pianificazione, il Ministro degli Interni e il Ministro della Giustizia si dimettessero, perché non erano stati all'altezza delle aspettative del Parlamento e dei nostri cittadini. Alla fine, ed è stata una conquista, sono riuscita a fare in modo che a ricoprire quei ruoli ci fossero delle persone migliori, in grado di rispondere efficacemente alle esigenze dei deputati e a ciò che essi rappresentano per il popolo del Kuwait. Le mie critiche al Primo Ministro erano basate su fatti, numeri, cifre, analisi, e sulla situazione del Kuwait. Come dicevo, il Kuwait è un mercato ricco di liquidità, abbiamo cittadini ad altissimo reddito (gli Ultra high-net-worth individuals - UHNWI, con oltre 30 milioni di dollari) ed un'ampia fascia di popolazione a reddito alto, Alhamd Lilah. Nel nostro Paese non abbiamo mai avuto nessuno neanche vicino alla linea della povertà. Ma la mia opinione era che il piano presentato dal Primo Ministro avrebbe spinto molti vicino a quella linea, qualcuno addirittura a superarla: un'eventualità che ho fortemente rifiutato e respinto. Il numero di bastoni tra le ruote cresceva sempre di più. All'epoca, avevo avuto anche un duro scontro con il Presidente della Camera e con altri parlamentari. Immagino dovuto al fatto che quella che credo sia la mia forza, cioè la capacità di elaborare i miei punti di vista e di evidenziare con forza i punti di debolezza delle posizioni altrui, aveva creato molta animosità. Quando ho capito che nonostante tutti i miei sforzi non sarebbe accaduto nulla, e che nessuna delle interrogazioni che avevo rivolto ai Ministri avrebbe ottenuto risposta, sono arrivata alla conclusione che dimettermi fosse il modo migliore per affermare: "Sono qui con i voti del popolo del Kuwait, e se voi non volete dare una risposta al popolo, allora la mia presenza in questo luogo è inutile". Un grido forte, un grido contro lo status quo, lanciato appositamente per sollevare ancora più scalpore. Uno scalpore costruttivo. Per la prima volta, nella storia del Kuwait, una deputata rassegnava le dimissioni.
Qual è la battaglia politica più importante che sta conducendo?
Dopo aver presentato, insieme con altri colleghi parlamentari, la legge sui diritti dei minori, ed averne ottenuto l'approvazione dell’aula, e l’adozione da parte del Governo, la mia battaglia attuale è controllare che venga attuata nel migliore dei modi. Credo nel cambiamento generazionale, e credo che se lavoreremo per creare una vita migliore per le future generazioni, il cambiamento sarà enorme, soprattutto in considerazione del fatto che il Kuwait è un Paese unico tra i GCC, i paesi del Golfo. Il nostro Parlamento è davvero vivace ed estremamente democratico. I deputati sono eletti attraverso libere elezioni, elezioni anche molto difficili. Quindi se vieni eletto, devi tutelare nel modo giusto i diritti dei cittadini che hanno votato per te. Soprattutto queli delle giovani generazioni: il 62% della popolazione del Kuwait ha meno di 26 anni. Garantire un'esistenza migliore e tutelare le piccole e medie imprese è un'altra delle mie più importanti battaglie. La legislazione loro dedicata, che posso con orgoglio considerare una mia creatura, è stata elaborata con grande attenzione, e sono lieta di poter dire che è stata un immenso successo. Tra le tante cose, concede ai più giovani un capitale per far partire la loro impresa. Attualmente, mi sto battendo per il diritto dei genitori di decidere sulla vaccinazione dei loro figli: apprezzo l'esperimento italiano, soprattutto il fatto che in Italia le persone hanno il diritto di scegliere se vaccinare i propri figli o no. Lavoro, quindi, in questa direzione. Questa battaglia è per noi fondamentale, ma va da sé che ci troviamo di fronte a molte reazioni negative, ed è noto quanto forte sia Big Pharma. Ma non smetterò di battermi.
Il Kuwait svolge un ruolo fondamentale negli equilibri del Medio Oriente. Secondo Lei, quale dovrebbe essere la posizione del Suo Paese nella politica estera dell'area?
Il Kuwait ha davvero un ruolo centrale; il nostro Emiro, il governante del Kuwait, Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, è stato insignito dalle Nazioni Unite del riconoscimento di "Leader of Humanity". È davvero uno dei più grandi filantropi che mi sia mai capitato di incontrare, e ne ho incontrati davvero tanti. Ha preso sulle sue spalle l'immane compito di cercare di risolvere tutti i conflitti che si stanno verificando nella nostra regione, tra l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, ad esempio, o in altre aree, e apprezzo davvero i suoi sforzi in questo senso. Inoltre il Kuwait è sempre stato generoso verso gli altri Paesi, ad esempio attraverso l'istituzione del Fondo del Kuwait per lo Sviluppo Economico Arabo. È la prima istituzione del Medio Oriente ad avere un ruolo attivo negli sforzi per lo sviluppo internazionale: finanzia progetti di crescita economica nei Paesi in via di sviluppo. Il Fondo fornisce anche assistenza per finanziare i costi degli studi di fattibilità dei progetti, insieme alla formazione dei cittadini nei Paesi beneficiari dell'investimento. In più, il Fondo investe anche nel capitale delle istituzioni internazionali e regionali per lo sviluppo. L'ammontare dei finanziamenti che sono andati ai Paesi di tutto il mondo ha superato il trilione di dollari. Sono state costruite infrastrutture nei Paesi poveri dell'Asia, dell'Africa, in Sud America e nel Sud-Est asiatico, e questo è per me motivo di grande orgoglio e gioia. Il Kuwait è noto per tutto quello che fa, con moderazione e saggezza, a beneficio degli altri.
Un ultimo commento. Sono davvero felice di quest'intervista, per aver avuto l'opportunità di raccontare a persone che vivono in altre parti del mondo cosa significhi essere una donna e un'attivista politica in quest'area. Con orgoglio, posso assicurarvi che il Kuwait è sempre stato un sostenitore dei diritti delle donne. Io sono un grande esempio di come il mio Emiro e i nostri governanti nel corso degli anni abbiano sostenuto le donne nel loro percorso verso gli obiettivi ai quali aspirano. Abbiamo Ministre al Governo, e donne a capo delle istituzioni e delle autorità pubbliche: le donne kuwaitiane stanno inanellando un successo dopo l'altro, e sono molto orgogliosa di loro.
Marco Sonsini
Editoriale
C'è una donna in Kuwait che non ha paura di lottare per quello in cui crede, a qualunque costo. Safa Al Hashem, unica donna tra i 50 deputati del Parlamento kuwaitiano, la più importante Istituzione tra quelle dei Paesi del Golfo. In Kuwait, il Parlamento può porre il veto alle decisioni governative e legiferare. Negli Emirati, ad esempio, il Federal National Council (FNC), che non è un vero e proprio Parlamento, ma un organo consultivo, non può legiferare, ma solo formulare raccomandazioni. Con l'elezione del 2016, Al Hashem, è stata la nona donna deputato dal 2005, anno nel quale le donne kuwaitiane hanno ottenuto il diritto a potersi candidare. Ma i suoi record non finiscono qui. Già nel 2013 era stata la prima donna ad essere eletta per due volte di seguito. Ad esempio, in ben tre delle sei tornate elettorali alle quali le donne potevano candidarsi, non sono riuscite ad ottenere alcun seggio (2006, 2008 e febbraio 2012). Ma non troviamo Safa nei titoli di giornali solo per questi successi. Quest'anno, ad esempio, ha suscitato scalpore la sua proposta di aumentare le tasse per gli stranieri residenti nel Paese, e ha giustificato questa proposta con la parola patriottismo. 'Era mio dovere suonare il campanello di allarme sullo squilibrio demografico del nostro Paese, nel quale per ogni kuwaitiano ci sono due stranieri', ha dichiarato al quotidiano Al Qabas. 'A prescindere dalla ricchezza di una nazione, l'uso eccessivo dei suoi servizi ne prosciuga, inevitabilmente, le risorse e compromette la società'. Per questa sua battaglia i media hanno cominciato a definirla populista. Facciamo un passo indietro e torniamo alla vigilia delle elezioni del 2012. La tensione politica era sempre più forte, il popolo manifestava per strada, e il sentimento antigovernativo, anche a causa di ben due elezioni in tre anni, cresceva a dismisura. Quando Safa Al Hashem decise di entrare in politica, il Kuwait stava vivendo un periodo di turbolenza politica. Safa aveva già dimostrato il suo valore: era stata nominata imprenditrice dell'anno nei Paesi del Golfo, aveva fondato la sua società di consulenza, ed ottenuto un MBA dall'Università della Pennsylvania. Nel 2014, come racconta nella sua vivace intervista a PRIMOPIANOSCALAc, le sue dimissioni dal Parlamento provocarono grande clamore. Safa sosteneva che le era stato negato il diritto di sottoporre il Primo Ministro al suo fuoco di fila di domande. Quasi tutti pensarono che fosse un suicidio politico, ma per Al Hashem si trattava di una questione di principio. Credeva, e poi i fatti le hanno dato ragione, che dimettersi le avrebbe dato maggiore credibilità politica. Una credibilità che però aveva già conquistato per molte altre ragioni. Ad esempio, prima delle dimissioni, era diventata famosa nel mondo arabo per la seduta nella quale aveva sottoposto l'allora Ministro dell'Interno a domande e critiche serrate sulla sicurezza nazionale. Ad oggi quel video è stato visto on line per più di un milione di volte. Safa non usa mai il gergo politico, ma sceglie con cura termini ed espressioni kuwaitiane, che la rendono familiare tra i suoi elettori e tra quelli di altri collegi. Nell'intervista che ci ha concesso troverete moltissime altre ragioni per il suo successo. Per ultimo vogliamo raccontarvi un aneddoto che lei non cita, ma che ci appare emblematico per mostrare quanto la vita politica di una donna sia sempre ed ovunque più complessa di quella di un uomo. Safa si è recentemente scontrata con un suo collega parlamentare dopo che quel collega si era rifiutato di sedersi accanto a lei in Commissione. Safa ha infatti denunciato, in Aula, che in una seduta della Negative Phenomena Committee, il presidente Mohammed Hayef non ha voluto prendere posto accanto a lei e le ha rivolto un commento poco rispettoso. Hayef ha poi 'spiegato' che la legge islamica non permette di 'sedersi accanto ad una donna che indossa il profumo' e ha negato di aver rivolto ad Al Hashem parole men che rispettose. Ma cosa è successo veramente? Se volete saperlo basta guardare questo video. Una cosa è certa. Safa Al Hashem è decisamente una tosta!
Mariella Palazzolo
Safa Al Hashem è una politica kuwaitiana, unica deputata nel Parlamento del Kuwait. Unica donna ad essere stata eletta per tre volte di seguito, dal 2005, anno nel quale le donne hanno ottenuto il diritto al voto e a candidarsi. Al Hashem è laureata in Letteratura Inglese presso l'Università del Kuwait, e ha ottenuto un MBA nell'Università della Pennsylvania. Ha anche conseguito un diploma post lauream nella Harvard Business School. Nel 2011 le è stato assegnato un dottorato honoris causa dall'American University of Technology. Prima di entrare in politica, Al Hashem ha lavorato, per il governo, presso il Ministero dell'Istruzione, e poi in numerose aziende private collegate a PIC, PWC e al gruppo KIPCO. Infine Safa ha fondato la propria società di consulenza in partnership con KIPCO e con la Gulf One Investment Bank, del Bahrein. Per la prima volta in assoluto, un intervistato di PRIMOPIANOSCALAc scrive, di proprio pugno, parte della sua biografia. Un trattamento speciale per una persona speciale. 'Mi avete chiesto di dire qualcosa sulla mia vita privata. Sono stata una consulente finanziaria per tanti anni e ho gestito le mie società in tutti i Paesi del Golfo, ma da quando ho deciso di entrare in politica, ho congelato tutte le mie attività per potermi mettere esclusivamente a servizio del popolo. La mia esperienza trentennale nel gestire, ristrutturare ed effettuare operazioni di portafoglio, mi ha permesso di creare una rete di conoscenze in tutti i Paesi del Golfo: Arabia Saudita, Oman, Emirato, Qatar e Bahrein. Ma mi sono innamorata del Sultanato dell'Oman, e del suo popolo. Nel 2000 ho acquistato il mio piccolo lotto di terra e vi ho costruito una bella villa con vista sul mare. Lì mi diletto nei miei hobby. Ad esempio amo cucinare, per me è una vera passione: per migliorare le mie capacità, ho seguito corsi in molte scuole di cucina in Italia, e uno dei miei mentori preferiti è lo Chef Ernesto a Sorrento. Vado a trovarlo a cadenza regolare, per raccogliere i suoi suggerimenti su come cucinare alla perfezione. Ancora però devo lavorare molto, devo imparare la tecnica per cucinare una pasta perfetta e salse all'altezza. Adoro il pesce, ma anche la carne è presente sulla mia tavola. Non posso nascondere la mia passione segreta per i coltelli. Per un cuoco i coltelli sono uno strumento importantissimo e nei miei viaggi sono riuscita a collezionarne di bellissimi, giapponesi e americani. E ne ho grandissima cura. Per più di vent'anni ho giocato a tennis, uno sport che mi rilassa; amo anche nuotare, fare immersioni e cerco di dedicarmi a questi miei hobby appena posso'. Safa è anche molto attiva sui social e ha più di 650 mila follower sul suo account Twitter @safaalhashem
Marco Sonsini
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