Febbraio 2018, Anno X, n. 2
Elisabetta Sgarbi
La capitana dell’editoria
“Ci lamentiamo che è un paese che legge poco ma riteniamo stranamente che il sistema editoriale nel suo complesso vada bene così. In realtà è un sistema, quello italiano, estremamente concentrato. Patologicamente concentrato. Un editore ha il 35% del mercato dei libri (naturalmente destinato a crescere), televisioni, giornali, un sistema di librerie. Il secondo editore ha il 10-11%.”
Telos: Qual è la sua idea di editoria contemporanea in un’Italia che non legge?
Elisabetta Sgarbi: L'Italia è sempre stato un paese abiblico, con una scarsa propensione alla lettura. Ovviamente ci sono molte ragioni di questo orientamento, di natura storica e culturale. Una ragione è da ricercare certamente anche nella scuola. Ma al di là di questi motivi, il sistema che ruota intorno al libro (che vuol dire distributori, rivenditori, editori) mostra in Italia alcune anomalie rispetto agli altri paesi. E noi italiani abbiamo deciso che queste anomalie siano normali. Ci lamentiamo che il nostro è un paese che legge poco ma riteniamo stranamente che il sistema editoriale nel suo complesso vada bene così. In realtà è un sistema, quello italiano, estremamente concentrato. Patologicamente concentrato. Un editore ha il 35% del mercato dei libri (naturalmente destinato a crescere), televisioni, giornali, un sistema di librerie. Il secondo editore ha il 10-11%. Si dovrebbe fare di più per le librerie indipendenti, si sarebbe dovuto evitare che una concentrazione così forte fosse possibile. Una concentrazione che non ha pari nel mondo.
La sua vita professionale nasce in Bompiani, ed oggi è alla guida di una casa editrice indipendente. Ci racconta la storia di questo necessario cambiamento? E indipendente da cosa?
Nasce alla Studio Tesi di Pordenone, in realtà. Arrivai alla Bompiani segnalata da un grande scrittore che è stato mio grande amico, Gian Antonio Cibotto. Quest’ultimo mi segnalò a Mario Andreose, allora direttore editoriale di Bompiani Fabbri e Sonzogno. Ma comunque, la mia, nostra uscita da Bompiani (perché fui io insieme ad altri editori e autori, Eco in testa), è stata il culmine di una vicenda che mi ha portato alla rottura con Mondadori. In realtà prima di dare le mie dimissioni avevo dialogato a lungo con i manager Mondadori cercando di trovare una soluzione e un punto di accordo tra alcuni autori centrali della Bompiani (Eco in particolare, ma anche Veronesi e Nesi) e la Mondadori. L’accordo non si trovò e, siccome se dico una cosa la faccio, diedi le dimissioni. Una curiosità: all’A.D. di Mondadori - oltre al serio rischio di perdere la Bompiani per via dell’Antitrust - dissi il fatturato che avrebbe fatto il primo anno una nuova casa editrice con gli autori che sarebbero venuti via dalla Bompiani: dieci milioni di euro. Ne abbiamo fatti 14 milioni. In ogni caso, la Nave di Teseo è una reazione allo strano mercato al quale accennavo prima, un mercato in cui il primo editore ha oltre il 35% e il secondo il 10%. Indipendente vuol dire che l'editore non è parte di un gruppo che ha interessi sostanziali in altri settori che non siano i libri. E ora La Nave di Teseo è un gruppo editoriale, costituito da Nave di Teseo, Baldini&Castoldi (abbiamo appena ridisegnato il marchio con lo Studio di Cerri) e Oblomov, diretta da Igort e dedicata alle graphic novel.
La descrizione che Claudio Magris ha fatto di lei è una 'capitana che ogni giorno maneggia, incontra, accetta, respinge, corregge, crea libri e autori’. É davvero così epico il lavoro di editore?
Molto di più, perché è una epica invisibile, silenziosa, inapparente, e forse per questo più libera. Comunque Magris è stato generoso con me. Mi torna in mente Flaiano, ora che mi chiedete che cos’è il mestiere di editore: è mediare tra due mondi: uno è il mercato, fatto di regole e risultati, leggi e soldi; l’altro, impalpabile, è la creazione artistica, incerta. L’editoria è il paradosso di una costruzione molto complessa poggiata sull’immateriale. Cioè, per citare Flaiano, ‘con i piedi ben poggiati sulle nuvole’.
Dal 2000 il suo lavoro si muove anche tra cinema e scrittura. Un pizzico di cinema sull’arte, un po’ di documentarismo, nel suo ultimo film si occupa di terra e di umanità. Come è nata la sua passione per la regia e come pensa si svilupperà?
Il cinema assume per me lo stesso rilievo della vita editoriale. C’è sempre molta letteratura nel mio cinema. É una passione nel senso che è una forza che mi trascina e che mi porta via, in direzioni che non so ma che il cinema sa. Il cinema è quella parte di me che scrive per immagini. È lo sguardo sulle cose. E quello sguardo è il mondo. In ‘Deserto rosa’, un film organizzato in cinque stagioni a partire dalle foto di un grande fotografo, Luigi Ghirri, spiego proprio questo concetto.
Marco Sonsini
Editoriale
Mettiamoci nei panni di quelli che non leggono. Devono sopportare il sopracciglio alzato di quelli che leggono, e la spocchia di quelli che leggono molto. Cosa dire della Pubblicità Progresso che invita a leggere per diventare migliori. Sembra quasi che i lettori, quelli che leggono tanto e che si vantano di leggere tanto, vogliano solo istillare un complesso di inferiorità in quelli che leggono poco. A volte immagino che i non lettori si trattengano a malapena dall’abbattere i lettori a colpi di volumi rilegati dell’opera omnia di Joyce o di Eco. È indubbio però che in Italia si legga poco, anzi pochissimo. Secondo gli ultimi dati disponibili la percentuale dei lettori continua a scendere passando dal 42% del 2015 al 40,5% del 2016. Sono questi i dati Istat che ci permettono anche di tracciare un identikit del lettore italiano: leggono più le donne degli uomini e la fascia di età tra gli 11 e i 14 anni. Tra gli adulti sono più numerosi i laureati e si legge sempre meno al Sud, mentre i più forti lettori vivono nel Nord-Est. In controtendenza, rispetto alle regioni insulari e meridionali, è la Sardegna che con il suo 45,7% è una delle regioni italiane dove si legge di più. In questo panorama desolante di un paese dove tutti sostengono di amare la cultura e dove nessuno legge, non potevamo che rivolgerci alla regina dell’editoria italiana, Elisabetta Sgarbi, per cercare di saperne di più. La Sgarbi ci ricorda di non stupirci tanto del fatto che in Italia si legga poco, è quasi un fatto culturale che affonda le radici in una scuola, ad esempio, che poco fa per sviluppare l’amore per la lettura, ma anche in un sistema editoriale, quasi oligopolista, anomalo che sicuramente non aiuta. In rotta con questo mondo fonda, nel 2016, una nuova casa editrice, la Nave di Teseo, dopo aver trascorso molti mesi, nel corso dell’acquisizione di Bompiani, a tentare di trovare con la nuova proprietà Mondadori e Rcs, una soluzione di compromesso. Quando capisce che non era possibile, riferisce le posizioni a Eco e gli altri autori del gruppo. Loro ne prendono atto e decidono di passare ad una nuova realtà. Il mercato editoriale di oggi non è brillante, ma sostanzialmente mantiene i suoi valori e il genere che vende di più continua ad essere la narrativa. Cosa significa, cosa comporta fare l’editore? Nel 2015, Claudio Magris, così descrive Elisabetta, nella prefazione di ‘Non chiedere cosa sarà il futuro’, il secondo romanzo di Giuseppe Sgarbi: ‘Coraggiosa, lucidissima, implacabile e temeraria ammiraglia di una grande e avventurosa flotta editoriale, una capitana che ogni giorno maneggia, incontra, accetta, respinge, corregge, crea libri e autori’. Con grande eleganza la Sgarbi ci dice che il lavoro dell’editore è davvero epico, ma che ‘comunque Magris è stato generoso con me’. Eleganza è una parola che spesso viene accostata ad Elisabetta Sgarbi, e che spero vi verrà in mente nel vedere le copertine 2018 di Primo Piano Scala c. Una scelta grafica molto particolare quella di quest’anno: abbiamo pensato di lavorare sul tema del carattere tipografico, facendo un piccolo gioco. Ogni mese rappresenta una decina del 1900 e degli anni 2000. A ogni decina corrisponde un font inventato in quel periodo, con il quale viene scritto il nome dell'intervistato. Intervistato che viene rappresentato con una figura, vestita secondo la moda che corrisponde all'epoca del carattere tipografico: la copertina anni ’10 di gennaio dedica a Giulio Ranzo un frac, mentre ad Elisabetta Sgarbi sono toccati gli anni ’20. Superchic!
Mariella Palazzolo
Elisabetta Sgarbi editrice, regista e scrittrice. Lo scrittore Gian Antonio Cibotti, la segnalò a una casa editrice, la Studio Tesi di Pordenone, per la quale comincia a fare il lettore. Ma non per molto. Incontra Mario Andreose che le chiese se voleva entrare alla Bompiani come ufficio stampa. Altro incarico che lascia quasi immediatamente, per crescere all’interno della casa editrice fino a ricoprire l'incarico di direttrice editoriale. È stata curatrice della rivista Panta. Nel 2000 ha fondato la rassegna culturale La Milanesiana, che cura tutt’ora. La Milanesiana, sin dalla sua prima edizione, si propone come grande laboratorio di eccellenza di letteratura, cinema, musica, arte, scienza, filosofia. Nel novembre 2015, Elisabetta Sgarbi lascia la Bompiani appena ceduta da RCS Media Group all'Arnoldo Mondadori Editore. Insieme a molti scrittori come Umberto Eco, Sandro Veronesi, Tahar Ben Jelloun, Edoardo Nesi, Furio Colombo, Sergio Claudio Perroni, Nuccio Ordine, Mario Andreose, Eugenio Lio e Mauro Covacich, fonda, in opposizione alla fusione tra la Mondadori e la Rizzoli, una nuova casa editrice, La nave di Teseo. Nel giugno 2017 acquisisce il controllo della Baldini&Castoldi ed assume la presidenza della casa editrice. Elisabetta Sgarbi è anche una prolifica cineasta con l’omonima casa di produzione Betty Wrong. Nome singolare, se non fosse che Elisabetta è, per amici e ammiratori, “Betty Wrong”. Oltre al cinema si dedica alla scrittura. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Portraits. I volti della milanesiana 2000-2009. La milanesiana dieci anni (Lubrina-LEB 2009, con Mario Erlotti), Il gran teatro Sacro Monte di Varallo (Bompiani 2009, con Giovanni Reale), Raffaello. La Stanza della Segnatura (Bompiani 2010, con Giovanni Reale), L'ultima salita. La via crucis di Cerveno e il compianto di Breno di Beniamino Simoni (Bompiani 2010, con Giovanni Reale), Omaggio a Tonino Guerra. Artista totale (Lubrina-LEB 2014, con Mario Zanetti), Giovanni Reale, un filosofo (Book Time 2015, con Roberto Radice), Theo Volpatti. Ho visto cose (Lubrina-LEB 2015, con Laura Marconi). Ferrarese, figlia dei farmacisti Giuseppe Sgarbi e Rina Cavallini, è laureata in Farmacia, con una specializzazione in Farmacologia. Dei suoi studi ricorda:’ La chimica non mi piaceva e tutto ciò che non mi piace io devo combatterlo’. Hobby? Beh, con tutti questi fronti aperti, immaginiamo che il tempo scarseggi.
Marco Sonsini
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