Aprile 2018, Anno X, n. 4
Kevin F. Adler
L’uomo dei miracoli
“Mantenere un legame oggi è difficile e le persone ne sentono la mancanza. Ma non possiamo aggiustare ciò che si è rotto. Il 10% delle persone che contattiamo non vogliono ricongiungersi, ma ci ringraziano lo stesso per ciò che facciamo. Noi li rispettiamo e non li giudichiamo.”
Telos: “Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che nulla è un miracolo. L'altro è pensare che ogni cosa è un miracolo” – disse Albert Einstein. Cos’è Miracle Messages?
Kevin Adler: Miracle Messages ricongiunge le persone che vivono in strada con i loro cari (e con noi), tramite brevi video-messaggi diffusi sui social media. Nel 2017, abbiamo ricevuto un finanziamento da Tipping Point per realizzare un progetto pilota a San Francisco della durata di un anno. Miracle Messages nel 2017 è stato tra i vincitori del premio MassChallenge, ed è stato citato da The New York Times, NPR, TED, e NowThis, con un video che ha avuto 26 milioni di visualizzazioni.
Ho iniziato questo lavoro in onore di mio zio, Mark, il più legato alla famiglia in tutta la mia famiglia allargata. Era l’ospite d’onore il Giorno del Ringraziamento e a Natale. Ricordava i compleanni di tutti: l’anno prima di morire, all’età di 50 anni, mi regalò, per il mio compleanno, una bandana con un’aquila (ndr Adler in tedesco significa aquila). Mark soffriva di schizofrenia, e ha vissuto per strada, a fasi alterne, per 30 anni.
Quelli che aderiscono al nostro movimento contribuiranno a rendere possibile 1 milione di ricongiungimenti entro il 2023 e ci aiuteranno a mostrare al mondo che ognuno appartiene a qualcun altro.
La missione di Miracle Messages è ‘mobilitare Internet per riunire il mondo. Lo scopo è ricongiungere 1 milione di senzatetto con i loro familiari entro il 2023’. Quali risultati avete raggiunto fino ad oggi?
Abbiamo aiutato a realizzare circa 100 riunioni familiari, e di queste il 25% ha dato ai senzatetto un alloggio stabile o li ha fatti tornare a vivere in famiglia, ad una frazione di quello che sarebbe costato al governo con i programmi di assistenza di oggi. Oltretutto, abbiamo ottenuto 65 milioni di visualizzazioni dei nostri video, ed abbiamo mobilitato migliaia di volontari in tutto il mondo. Ci sono molti senzatetto che, come Mark, sono affetti da malattie mentali, o sono tossicodipendenti oppure hanno delle gravi disabilità. Molte persone che hanno dei problemi, così come tutti noi. Alcuni sono malati psichici; altri sono caduti in rovina, hanno appena divorziato, non hanno ricevuto dei pagamenti, hanno avuto un brutto incidente e hanno sostenuto spese sanitarie onerose, hanno contratto debiti, hanno commesso degli sbagli o semplicemente non hanno colto delle occasioni. Molte persone hanno una famiglia e molte l’hanno persa ma la amano ancora. Questa è la ragione per la quale ho deciso di fare qualcosa. Ho creato Miracle Messages per fare qualcosa di immediato e tangibile nella vita di chi vive per strada, vicino alle nostre case, per creare empatia tra la gente attraverso le relazioni interpersonali e la giusta narrazione, e utilizzare la tecnologia per il bene comune.
Chi vuole ricongiungersi con i propri cari può registrare un ‘messaggio miracoloso’. Noi poniamo loro delle domande; ad esempio qual è l’ultima volta che hanno parlato con un familiare, se li hanno contattati da poco o perché non sono in contatto da così tanto tempo.
Noi adoriamo le storie. Ci racconta una riunione di successo ed una che non lo è stata?
Un caso di successo: Timothy viveva per le strade di San Francisco, non vedeva la sua famiglia da cinque anni e da quando la madre era morta non sapeva neppure come contattarla. Tre assistenti sociali avevano provato a trovare i suoi parenti, ma non ci erano riusciti. Timothy ha registrato un breve Miracle Message da uno dei nostri quattro nuovi chioschi, con l’aiuto di un volontario, detective virtuale, di nome Nancy. In meno di una settimana, Nancy ha trovato la sua famiglia, ha scritto loro una lettera ed ha ricevuto una risposta: la famiglia di Timothy lo stava cercando da cinque anni! Timothy adesso dorme al sicuro, a casa, con la sua famiglia. La storia di Timothy è un miracolo, ma non è l’unico: il 25% dei nostri ricongiungimenti hanno portato ad una sistemazione stabile per il senzatetto o a tornare a vivere in famiglia, e il 90% ha avuto esito positivo.
E Perry? Ha ritrovato suo figlio dopo 19 anni. Perry viveva in strada a Burlington, nel Vermont. Ha registrato un video per suo figlio, che non vedeva da quando aveva 4 anni, e ne erano trascorsi 18. Nel giro di 24 ore, Perry e suo figlio si sono rincontrati.
Isaac, ricongiunto con la sua famiglia dopo 40 anni.
Un’altra storia di successo è quella di Jennifer e di suo fratello, Jeffrey, separati per quasi 20 anni. Per Jennifer, la vita è cambiata radicalmente da quando ha avuto notizie del fratello. Il video messaggio di Jeffrey è stato prima condiviso da Miracle Messages su Facebook e, a partire dal giorno seguente, due canali televisivi locali nella sua città, Montoursville in Pennsylvania, anche hanno ripreso la sua storia. Il fratello è passato in breve tempo dall’essere un perfetto sconosciuto ad una persona della quale la gente chiedeva notizie, voleva conoscere le sue condizioni e dove si trovasse. Jennifer ci raccontò che non tutti in famiglia si erano mostrati felici di avere notizie del fratello che viveva in strada. Molti erano in disaccordo: “A un certo punto, nessuno dei parenti mi ha più rivolto la parola perché avevo mostrato la ‘nostra vergogna’ in pubblico piuttosto che nasconderla. Avrei dovuto prestare attenzione a questo aspetto rimanendo in California, dove nessuno ci conosce”.
Dal mio punto di vista, dovrebbe esserci un approccio in due fasi per affrontare il problema dei senzatetto. La prima è quella pratica, fornendo ai senzatetto una sistemazione sicura ed una assistenza medica continuativa. La seconda è più affettiva e sociale, cioè dare costante assistenza e sostegno attraverso le relazioni interpersonali.
Le relazioni sociali sono ancor più importanti di un alloggio. Dai tanti senzatetto con i quali abbiamo lavorato una cosa rilevante che abbiamo appreso è che la famiglia e gli amici sono la chiave per risolvere anche il problema della loro vita sulla strada.
Il caso di insuccesso: abbiamo tanti messaggi che sono stati registrati ma non ancora consegnati. Dal mio punto di vista, finora questi sono stati gli insuccessi. In ogni caso, non valuto in questi termini il successo o l’insuccesso. Penso che oggi ci sia un’incapacità di relazionarsi l’un l’altro e che non possiamo certo risolvere questo problema da un giorno all’altro. Mantenere un legame oggi è difficile e le persone ne sentono la mancanza. Ma non possiamo aggiustare ciò che si è rotto. Il 10% delle persone che contattiamo non vogliono ricongiungersi, ma ci ringraziano lo stesso per ciò che facciamo. Noi li rispettiamo e non li giudichiamo.
Non si ottiene mai niente per niente. Chi finanzia questo progetto?
Siamo un’organizzazione no-profit, ci rivolgiamo a donatori individuali, sponsor aziendali e fondazioni che decidono di sostenerci economicamente.
Ad esempio, nel 2015 abbiamo condotto una campagna di crowdfunding che è stata un successo.
Quel denaro è servito a pagare gli stipendi, i costi del programma e quelli del nostro direttore a tempo pieno Jessica Day, che è entrata a far parte del nostro team nel 2016. Facciamo parte della NetRoots Foundation, che con il suo programma di consulenza fiscale ci ha permesso, suo tramite, di poter accettare finanziamenti e donazioni deducibili dalle tasse.
Marco Sonsini
Editoriale
Una buona notizia non fa notizia, e le cattive notizie sono molto più interessanti di quelle buone. Questo è un fatto. I tentativi di fare informazione parlando solo di cose buone e belle sono falliti miseramente. Molti sono entrati nel mondo del giornalismo con il desiderio di contribuire a cambiare il mondo, ma la mancanza di interesse editoriale verso soluzioni concrete ai problemi della società rende difficile rompere il ciclo di notizie negative. Un esempio? Il problema dei senzatetto. Oggi vi mostreremo esiste l'altra faccia di una storia di solitudine, povertà e abbandono: esempi di cambiamento positivo, di reazione, di trasformazione. Un tentativo di rendere il giornalismo, nel nostro piccolo, una forza positiva. PRIMOPIANOSCALAc vi porta a San Francisco, città che pullula di senzatetto, dove da qualche anno, Kevin Adler sta cercando di donare loro un futuro diverso, mettendoli in contatto con le loro famiglie. E per rendere la nostra notizia ancora più ‘buona’ lo sta facendo con l’uso della tecnologia, di internet e dei social network. Nel 2014 Kevin incontra, per la strada, Jeffrey. Ascolta la sua storia. Jeffrey, originario di un paesino della Pennsylvania di 5000 anime, Montoursville, non vede la sua famiglia da più di vent’anni. Una lampadina scatta nella mente di Kevin: gira un breve video nel quale Jeffrey lancia un messaggio, il messaggio del suo grande desiderio di ritrovare la famiglia. Kevin pubblica il video sulla pagina del gruppo Facebook di Montoursville. Nel giro di un’ora riesce a trovare Jennifer, la sorella di Jeffrey. Ma i miracoli non finiscono qui: il video viene infatti condiviso migliaia di volte sui social e in 7 giorni i concittadini di Jeffrey raccolgono 5 mila dollari per riportarlo a casa, a distanza di 22 anni. Adler ci dice che sono tante e complicate le ragioni che spingono alla vita in strada: sfratti, malattie mentali, tossicodipendenza, violenza domestica, perdita del lavoro, spese mediche, e tanto altro ancora. Eppure il momento della consapevolezza dell’aver perso tutto arriva solo quando perdono i contatti con i familiari. La storia di Adler dimostra come, anche con poco, è possibile se non proprio cambiare il mondo, cambiare almeno la vita di molti. Connessione umana, condivisione del trauma, umanità e perdono sono parole ricorrenti nei racconti di Adler. Dopo 4 anni è riuscito a riportare in contatto con la propria famiglia centinaia di persone, ormai disperate e convinte di avere perso tutto. E l’ha fatto con una grande determinazione ma anche sfruttando tutte le potenzialità della tecnologia contemporanea della interconnessione. La storia delle sue motivazioni la ritroverete nell’intervista che ci ha concesso. Anche la pubblicazione di questa intervista cade a fagiolo perché, in queste ultime settimane, i social network hanno avuto tutt’altro che buona stampa. I miracoli di Miracle Messages faranno il miracolo anche per loro?
Mariella Palazzolo
Kevin F. Adler fondatore e presidente di Miracle Messages, la pluripremiata organizzazione no-profit che ricongiunge le persone senzatetto ai loro cari tramite la realizzazione di brevi messaggi video e audio, i social media, e il lavoro dei volontari sul territorio. Kevin è anche autore di Natural Disasters as a Catalyst for Social Capital, un libro che dimostra come la condivisione dei traumi tenga unite le comunità o, al contrario, le disgreghi. Kevin è stato co-fondatore di tre organizzazioni nel campo dell’educazione: una piattaforma on line di mentoring ed una di fundraising per le scuole in difficoltà, e di un incubatore di start-up tecnologiche.
Nel 2017 è stato incluso tra gli Emerging Innovator da American Express/Ashoka, nel 2016 ha fatto parte del programma TED Residency e è stato un TED Speaker. Nel 2010-2011 ha vinto la borsa di studio degli Ambasciatori del Rotary in Messico. Nel 2015 è anche stato membro del New Leaders Council, nel 2012 dello StartingBloc, di Sandbox, ed è stato uno degli amministratori fiduciari della Awesome Foundation-San Francisco.
Viene spesso invitato a parlare in pubblico, ad esempio nelle Università di Stanford, alla UC Berkeley, all’Occidental, ma anche a Microsoft, a Zappos, ed a alla conferenza sul Public Affairs Conference e a DAHO.AM
È stato co-autore di tre pubblicazioni, ed è editorialista del New York Times, Christian Science Monitor, TechCrunch, San Francisco Chronicle, e del Cedar Rapids Gazette.
Adler ha un M.Phil (Master of Philosophy) in Sociologia presso l’Università di Cambridge, un B.A. (Bachelor of Arts) in Scienza della Politica presso l’Occidental College, dove ha ricevuto il premio Culley come miglior laureato. Qui e dove Roger Boesche, il professore preferito del Presidente Barack Obama ha detto: "In 40 anni di insegnamento, Kevin è stato il miglior studente che abbia mai avuto”. Kevin nel 2015 ha conseguito il diploma del Singularity University’s Global Solutions Program, ed è stato tra gli 80 partecipanti selezionati per il programma estivo sulle tecnolgie sperimentali presso la NASA finanziato da Google.
Cresciuto a Livermore, in California, attualmente vive a San Francisco. Non sa cosa significhi la parola sconosciuto e cerca di vivere secondo questo principio. Alcune curiosità su Kevin? La ‘F’ nel suo nome è in onore della mamma, Joan Farrington; è stato nominato tra gli scapoli più ambiti di San Francisco, e purtroppo non ha mai bevuto un caffè.
Marco Sonsini
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