Agosto 2024, Anno XVI, n. 8
Mario Baccini
Centro di Gravità Permanente
“Non bisogna ragionare in termini bipolari per creare una ‘corrente di centro'. Bisogna rassegnarsi all’idea che la DC è ormai un’esperienza passata e, semmai, bisogna pensare ad un nuovo contenitore centrale e non centrista.”
Telos: Ha iniziato la Sua carriera politica nella Democrazia Cristiana ed è poi diventato protagonista della trasformazione del sistema politico italiano in senso bipolare. Quale spazio e quale ruolo hanno avuto gli ex-democristiani nel corso della Seconda Repubblica? E quella democristiana è ancora, per Lei, un’eredità da rivendicare?
Mario Baccini: In realtà la mia carriera politica inizia nelle sezioni giovanili delle ACLI per poi aderire all’UDC. Direi che la stagione della Democrazia Cristiana della Prima Repubblica ha segnato il corso di un’evoluzione che sostenendo, da De Gasperi in poi, la dottrina sociale della Chiesa come riferimento programmatico per la creazione di uno Stato che guardava alla persona e alle sue necessità, ha contribuito al miracolo economico degli anni 50 che negli anni 80 ha portato l’Italia a diventare una delle sette grandi potenze economiche globali con un'economia in crescita. Oggi quello che la politica dovrebbe rivendicare di quella stagione, sono le radici culturali che consentono una programmazione che punta alla ripresa economica e sociale del Paese; in una visione che rimette al centro l’individuo sostenendo le ragioni di un’economia sociale e di mercato che non lascia indietro nessuno e che attraverso nuovi sistemi di welfare crea occupazione e produttività. Il fattore culturale, attraverso l’esperienza dei precursori della Democrazia Cristiana, assume un valore di ispirazione fondamentale per le nuove progettualità. La continuità con la storia e con il passato deve riguardare la matrice valoriale alla base del partito popolare e superare se stessa attraverso l’innovazione e l’analisi del momento storico che stiamo vivendo, altrimenti si arriverebbe al paradosso della inutilità di uno sforzo meramente aggregativo quanto anacronistico.
Nonostante le leggi elettorali maggioritarie, la voglia di ricostruire il Centro pare non aver mai abbandonato del tutto la classe politica italiana. Eppure, questi progetti raramente sono stati confortati dal consenso degli elettori. A Suo giudizio, ha ancora senso pensare ad un Partito o ad un Polo di Centro?
A mio avviso non bisogna ragionare in termini bipolari per creare una ‘corrente di centro’. Bisogna rassegnarsi all’idea che la DC è ormai un’esperienza passata e, semmai, bisogna pensare ad un nuovo contenitore centrale e non centrista. Un’aggregazione che possa soddisfare le esigenze di un elettorato che si riconosce nei principi e nei valori del popolarismo europeo. Conservando i valori del Partito Popolare Italiano, e facendo riferimento anche all’Appello ai Liberi e Forti che ha ispirato la creazione del partito di Sturzo e De Gasperi, dobbiamo superare l’ostacolo di una realtà molto diversa da quella dei tempi della DC. Oggi il confronto con la tecnologia, con l’intelligenza artificiale, con un mondo che va a due velocità, nel quale la forbice tra chi possiede le conoscenze e chi non è in grado di sopravvivere a tanta tecnocrazia è troppo ampia. Dobbiamo essere in grado di governare i processi per programmare piani di sviluppo che non guardino all’immediato ma almeno al prossimo ventennio e che pensino a progettualità che tendono al bene comune. Questa è l’ispirazione da cui ripartire per aggregare al centro, per portare avanti una politica che sia rispondente alle necessità dei cittadini, che non soffra di una burocratizzazione dei processi e non si nutra di slogan ad effetto per supportare idee che accentuano le differenze e la divisività. Una politica di inclusione nel rispetto delle differenze, che esalti le peculiarità. Questo esclude la politica dei personalismi, così come non possono più trovare posto, al centro, i partiti personali.
Una Sua importante creatura è l’Ente Nazionale per il Microcredito, che aiuta tangibilmente le microimprese e le categorie sociali svantaggiate ad accedere al credito, quasi una missione impossibile. Ci racconta una storia di successo che l’ha particolarmente colpita?
In tanti anni (dal 2015 quando fu istituito il fondo di garanzia dedicato per le PMI) di storie di successo di persone, giovani e meno giovani, donne e disoccupati che hanno cambiato la loro vita grazie a questo strumento formidabile, ce ne sono a iosa. Le aziende nate grazie al microcredito sono ben 24mila e dietro ogni storia c’è una persona che grazie allo Stato che ha creduto nelle sue possibilità e nelle sue idee ha realizzato un sogno, ha creato un’impresa. Per questo penso che ogni storia vale la pena di esser raccontata e quindi non potrei sceglierne solo una. Le posso però parlare di un progetto, quello del Microcredito di Libertà, che grazie al supporto del Ministero delle Pari Opportunità che ce ne ha affidato la gestione, cerca di sostenere una politica di emancipazione dalla violenza economica. Questo particolare strumento finanziario, garantito al cento per cento dallo Stato, mette a disposizione di donne che hanno terminato il loro percorso nei centri antiviolenza una possibilità per riemergere e superare l’ultimo miglio verso una nuova vita, rimettendosi in gioco.
Se diciamo Fiumicino tutti pensano all’aeroporto. Molti non conoscono né la storia né l’importanza di questo giovane Comune del litorale romano, del quale dal 2023, lei è Sindaco. Ce ne può parlare?
Fiumicino è un’idea! Un comune con 24 chilometri di costa che racchiude in sé le potenzialità di una grande smart city, dove paesaggi e culture diverse si esprimono attraverso quindici località sulle quali insistono la seconda azienda agricola più grande d’Europa, un parco archeologico di epoca imperiale tra i più importanti, l’aeroporto intercontinentale, una flotta di pescherecci e un comparto di cantieristica che sostiene l’economia regionale e nazionale. Fiumicino è un comune che offre una qualità della vita alta, tanto che nel 2023 è risultato essere ai primi posti della classifica italiana per trasferimenti di giovani e famiglie, un comune che demograficamente cresce di 1000 unità l’anno. Sono convinto che alla mia amministrazione spetti un compito importante: aiutare la trasformazione di questa realtà dal punto di vista della digitalizzazione, dell’aumento dei servizi alla persona con un occhio vigile sulla cura dell’ambiente e della sostenibilità. Fiumicino è un comune relativamente giovane, istituito appena trent’anni fa dallo Stato italiano, grazie al primo comitato che ne chiese l’istituzione, ma è ricco di storia e tradizioni: dalle feste legate al mondo agricolo che ne ricordano i bonificatori, alla pineta monumentale la cui piantumazione avvenne per volere di Clemente IX, alle ambiziose architetture di Perugini, studiate nel mondo come esempio degli anni 70, piuttosto che al borgo del cuore di Fiumicino ideato dal Valadier. Fiumicino è un territorio ricco da scoprire con i suoi casali, le casine di caccia e i borghi e soprattutto il suo mare e nei progetti della mia amministrazione c’è quello di sostenere il turismo anche attraverso la creazione di una struttura apposita che possa formare risorse in grado di promuovere le eccellenze del territorio ed attrarre in modo adeguato un pubblico che ha esigenze diverse valorizzando ogni area del Comune.
Mariella Palazzolo
Editoriale
Il nostro ospite del numero di agosto di PRIMOPIANOSCALAc è Mario Baccini, politico ed amministratore di lungo corso, al quale non può che andare la nostra gratitudine per aver ricordato, a noi ed ai nostri lettori, come la politica come professione sia prima di tutto pensiero, identità, deposito di cultura ed esperienze che il politico sa poi trasformare in visione e programma per il futuro. Sono considerazioni inattuali, le sue, e proprio per questo necessarie. Mai come in questo tempo si è cercato di negare che esistano gli spazi e le condizioni di riproducibilità della politica ed i primi a negarlo, con la parola e soprattutto con l’esempio, sono stati proprio i leader politici dell’ultima generazione: uomini e donne soli, in cerca di facili battute e di parole incendiarie, di gesti eclatanti che eccitino gli umori dell’opinione pubblica, dividendo il mondo in buoni e cattivi, amici e nemici. Professionisti, senz’altro, ma della comunicazione, dediti alla costruzione di caratteri ipertrofici, indifferenti a contenuti e programmi, ma in grado di calamitare l’amore e l’odio di cittadini ormai ridotti a spettatori. Baccini ci propone, con lucidità ed orgoglio, un modello diametralmente opposto. Dalla storia e dall’esperienza di un grande partito di massa, trae la convinzione che la politica possa e debba governare la società, non intrattenerla; che possa e debba, cioè, sottoporre le trasformazioni indotte dal progresso tecnologico e dall’apertura dei mercati alla necessaria disciplina della programmazione economica, ad esempio aggiornando i modelli di welfare al mutato contesto, in modo che assicurino i cittadini dal rischio di impoverimento ed emarginazione sociale. Come riuscire in un’impresa che appare non solo titanica, ma ormai persino estranea al campo d’azione della politica? Per Baccini, è tutt’altro che una causa persa, un tentativo velleitario di tornare all’antico o, peggio ancora, un sogno, agitato di fronte ad un corpo sociale disorientato per suscitare effimeri entusiasmi. Al contrario: è l’obiettivo indefettibile dell’azione di governo, per una comunità politica che voglia (davvero) raccogliere l’eredità della migliore dottrina del cattolicesimo democratico. È proprio la fedeltà alle radici culturali che innervano il popolarismo ad ispirare, diremmo quasi ad imporre quella direzione di marcia, e al tempo stesso ad indicare una strada possibile per la ricostituzione di partiti politici adeguati al proprio compito. È anche, aggiungeremmo noi, la logica conseguenza di una visione dell’economia, della società, del ruolo dei partiti e delle Istituzioni che voglia (davvero) ispirarsi ai principi sanciti dalla prima parte della Costituzione della nostra Repubblica – mai modificata, largamente ignorata.
Dall’esperienza dell’Ente Nazionale per il Microcredito, Baccini trae anche un bellissimo esempio di come il principio della centralità della persona possa ispirare scelte politiche concrete a tutela dei più deboli, creando strumenti di inclusione sociale che non ne perpetuino la dipendenza dall’assistenza pubblica, ma al contrario ne incentivino l’emancipazione economica. È il caso del Microcredito di Libertà, che offre un’opportunità di accesso agevolato al credito a donne vittime di violenza, sia per sopperire a momentanee difficoltà finanziarie, sia per avviare iniziative imprenditoriali.
Leggendo questa intervista è facile lasciarsi contagiare dalla passione con cui Baccini parla della sua esperienza politica e delle sfide che lo attendono, come Sindaco di Fiumicino. E torna alla mente il detto di un politico di primo piano della Prima Repubblica: “Se la politica è mestiere dura pochi anni, se è pensiero dura tutta la vita”.
Le copertine del 2024 di PRIMOPIANOSCALAc sono ispirate alle opere di Romano Gazzera, pittore piemontese noto per i suoi fiori ‘giganti’, ‘parlanti’ e ‘volanti’ che, insieme ad altri temi iconografici legati alla memoria storica e collettiva, lo hanno caratterizzato e distinto come il caposcuola della corrente Neo-floreale italiana. Per Baccini abbiamo scelto l’acanto, pianta di origini mediterranee. Ne conosciamo bene le foglie, il più “classico dei classici” ornamenti architettonici dai tempi della Grecia antica. Sono l’elemento predominante del capitello corinzio, che l’architetto romano Marco Vitruvio Pollione nel libro IV del suo trattato De Architectura attribuisce allo scultore greco Callimaco. Elemento decorativo, la foglia di acanto, che troviamo nella magnifica, e poco conosciuta, area archeologica di Fiumicino, la città del Sindaco Baccini. Tempo per una visita, non vi deluderà.
Marco Sonsini
Mario Baccini è Sindaco di Fiumicino dal 2023. Ha iniziato da giovane la carriera politica nella ACLI e, dopo aver ricoperto vari incarichi nella Democrazia Cristiana, è stato eletto prima Presidente del XVIII Municipio e poi Consigliere Comunale di Roma. Nel 1994 è stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati, e viene riconfermato Deputato nella XII, XIII, XIV e XVI legislatura. Nella XV invece, è stato eletto Senatore ed ha svolto l’incarico di Vice Presidente del Senato. Nel governo Berlusconi II ha ricoperto la carica di Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, ricevendo in delega i rapporti con le Americhe. Durante questo incarico costituisce il Comitato nazionale per il microcredito, che nel 2011 diventa Ente nazionale, del quale oggi è Presidente. È stato anche Ministro della Funzione Pubblica nel Governo Berlusconi III. Impegnato nel sociale è Presidente, della Fondazione Foedus, nata per creare una sinergia tra cultura, solidarietà e attività di impresa in Italia e nel mondo. Autore di numerosi articoli e pubblicazioni sulla finanza etica e l'azione sociale di diplomazia preventiva, Baccini è romano ed ha 66 anni. È sposato con Diana e ha tre figli: Alan, Roberta e Zoe.
Marco Sonsini
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