Jason Brennan, viaggio nelle mente degli elettori
Chi sono veramente gli elettori? È una delle domande che abbiamo posto al filosofo americano Jason Brennan, nostro ospite nell’incontro in streaming di Telos A&S ‘The Power of Voting’, per la serie Shall We Call Power Odd and Scary Beast?, nata per lanciare the collection TWO, il volume che offre una selezione di interviste di PRIMOPIANOSCALAc.
Riportiamo qui il video con "il meglio di".
Per entrare nella mente degli elettori, bisogna considerare almeno tre fattori.
Il fattore numero uno è il desiderio di un uomo forte al potere. Secondo Brennan, la polarizzazione è un fenomeno diffuso in diversi Paesi. Uno stato d’animo che genera intolleranza e diffidenza. Quando si vota, “la gente non tende più a credere di poter perdere in modo equo. Questo la rende più incline a pensare: abbiamo bisogno di un uomo autoritario e forte che venga a risolvere i problemi”.
Il fattore numero due è la mancata corrispondenza tra l’esperienza del mondo e il voto. Secondo quella che Brennan ama definire la "teoria della democrazia della scuola elementare", siamo portati a pensare che l’elettore abbia una serie di interessi che nascono quando ancora è bambino, poi fa esperienza del mondo, infine vota coerentemente con l’esperienza acquisita. Secondo Brennan non è così. “Se tutto questo fosse vero, ciò che accadrebbe è che la democrazia convertirebbe l'opinione popolare in potere”. Invece Brennan dubita che ci sia una relazione stretta tra esperienza personale e orientamento al voto. Di conseguenza, i governi non rappresentano realmente le persone.
Il fattore numero tre è il desiderio di appartenere a una “tribù”, ossia a un gruppo con un’identità precisa. “Le persone votando più e più volte per lo stesso partito, come una sorta di segnale della loro fedeltà al gruppo”. Questo avviene indipendentemente dalla conoscenza del programma di quel partito o di quel candidato.
Per conoscere meglio gli elettori, ma soprattutto affinché il voto sia un reale esercizio di potere, Brennan propone il sistema del "voto di preferenza illuminato", che impone a chi va a votare di fare tre cose. La prima cosa è esprimere cosa vuole, attraverso il voto. La seconda cosa è dire chi è, quindi, inserire le sue informazioni personali. La terza cosa è fare un “esamino”, che preveda comande come il ruolo del Governo o il prezzo del latte. Il suo voto conterà anche se non sa rispondere, ma sarebbe un modo per capire cosa l’elettore realmente sa.
Teorie affascinanti, delle quali vale la pena di discutere, anche in considerazione della sempre maggiore rinuncia a questo diritto testimoniata dagli alti tassi di astensione.
Il prossimo appuntamento di Shall We Call Power Odd and Scary Beast? sarà ‘The Power of Lobbying’. Giovedì 16 dicembre alle 18 avremo come ospite Theodoros Koutroubas, Professore di Scienze Politiche all’Università di Lovanio.
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